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Salute
‘’Perché mio figlio parla male? Cosa devo fare?’’

 

 

 

Salute: ‘’Perché mio figlio parla male? Cosa devo fare?’’

Salute
09/11/2019
Annalisa Muto

 

 
 
Il linguaggio viene definito come ‘’la caratteristica specie specifica della razza umana’’, ‘’il salto evolutivo degli esseri umani, dopo la stazione eretta e l'utilizzo del pollice opponibile’. Se siamo predisposti geneticamente a sviluppare il linguaggio, perché stiamo assistendo ad un incremento esponenziale di ritardi e disturbi di linguaggio? Le risposte sono molteplici:
 
  1. C’è più attenzione allo stato psico-fisico degli individui fin dalla nascita;
  2. Si agisce di più sulla prevenzione dei disturbi psico-motori. È stata superata la concezione obsoleta del ‘’wait and see’’ (aspetta e vedrai), che ha lasciato spazio alla diagnosi precoce;
  3. Si assiste ad un incremento esponenziale di problematiche di natura otorinolaringoiatrica ed allergica (si rimanda alla lettura del precedente articolo ‘’il mio bambino respira male’’) che vanno ad ostacolare la buona ossigenazione ed attivazione cerebrale e dell’organo uditivo;
  4. Sono cambiati i ritmi familiari. ‘’Un tempo si aveva più tempo’’. Un tempo si aveva più tempo per giocare con i propri figli, si aveva più tempo per raccontarsi la giornata a cena, si aveva più tempo per guardarsi negli occhi e parlare!
  5. Sono cambiati i giochi dei bambini. Campana, corda, pallone, parco giochi sono ormai un lontano ricordo. Un tempo i bambini al ristorante correvano tra i tavoli (con disappunto di genitori e commensali). Oggi? Tablet e videogiochi fanno da protagonisti nella loro vita.  Questa tipologia di gioco porta il bambino ad avere un ruolo passivo tale da non portarlo a sviluppare le funzioni cognitive (attenzione, memoria, pianificazione, ragionamento logico, problem solving etc.) necessarie per un adeguato sviluppo psico-motorio;
  6. I bambini si trovano una giornata pre-organizzata e piena di impegni (nuoto, musica, catechismo, danza, calcio etc.) e non hanno più il tempo per annoiarsi. La noia è fondamentale per il bambino e per il suo sviluppo linguistico. Annoiarsi significa avere il tempo per creare, arrangiarsi con ciò che si ha a disposizione per elaborare qualcosa di nuovo.
 
In questo articolo risponderò alle domande più frequenti che mi vengono poste in qualità di logopedista: 
1) che cos’è il linguaggio?
2) Come si sviluppa il linguaggio?
3) Cosa sono i disturbi di linguaggio?
4) Quali sono le cause di un disturbo di linguaggio?
5) Quali sono i campanelli di allarme di un disturbo di linguaggio?
6) Cosa fare se mi accorgo che mio figlio parla male?
7) Come posso aiutare mio figlio a parlare meglio?
 
  1. Che cos’è il linguaggio?
Il linguaggio è considerato quella funzione cognitiva che permette di comunicare bisogni, emozioni, idee mediante combinazione di suoni (parole e frasi). Ogni popolo, nel corso della propria evoluzione, ha attribuito, in modo arbitrario, significati a combinazioni di suoni dando vita a codici linguistici (lingue) tramandati nei secoli. Questa competenza, propria dell’essere umano, dipende dallo sviluppo della neocorteccia, struttura dell’encefalo che ci differenzia dagli altri essere viventi. È infatti la neocorteccia responsabile non solo del linguaggio ma di tutte le funzioni cognitive superiori (attenzione, memoria, percezione, funzioni esecutive, orientamento, abilità visuo-spaziali e competenze prassico-costruttive). Le funzioni cognitive superiori, seppur distinte ed indipendenti, sia da un punto di vista anatomico che funzionale, sono in realtà strettamente correlate tra loro ed il mal funzionamento di una comporta un conseguente deficit funzionale delle altre. Facciamo un esempio: un bambino con difficoltà attentive avrà sicuramente maggiori difficoltà a memorizzare una poesia e di conseguenza a verbalizzarla! Questo breve inciso ci permette di comprendere alcune cause dei disturbi di linguaggio, che tratteremo in seguito.
In modo assolutamente didattico e semplificato, il linguaggio dipende dall’attivazione neuronale della corteccia frontale (lobo frontale), temporale e di altri circuiti cerebrali. L’attivazione di questi permette di elaborare parole e frasi sia in modo attivo (produrre) che in modo passivo (comprendere).
Il linguaggio si costituisce di due macro-categorie: linguaggio in produzione; linguaggio in comprensione. Ognuna di esse si suddivide a sua volta in più livelli: livello fonetico-fonologico (articolazione e discriminazione dei singoli suoni); livello semantico-lessicale (vocabolario); livello morfo-sintattico (strutturazione ed elaborazione frasale).
Ulteriore classificazione che viene fatta dagli studiosi è quella di distinguere: linguaggio orale; linguaggio scritto. Se ne deduce che anche lettura e scrittura sono due attività di tipo linguistico. Dal punto di vista anatomico, gli organi e le strutture necessarie ad una buona espressione e comprensione linguistica di tipo orale sono:
  • Cervello per l’attivazione dei circuiti neuronali atti all’elaborazione ed alla percezione degli stimoli linguistici in entrata e in uscita;
  • Apparato fonatorio  per l’emissione di suoni;
  • Orecchio per rilevare le onde sonore.
Un’adeguata maturazione e funzionalità dei suddetti organi porta ad una buona competenza linguistica.
 
  1. Come si sviluppa il linguaggio?
È importante comprendere che il linguaggio è una predisposizione genetica di ogni essere umano ed inizia a svilupparsi già durante la vita intrauterina. Il grembo materno è infatti un ambiente ricco di stimoli e l’esposizione a suoni sia interni (voce materna, rumore del respiro materno, battito del cuore della mamma, rumori digestivi etc.) che esterni (voci, rumori, musica, che giungono ovattati), permette una stimolazione precoce del sistema uditivo e delle aree preposte alla percezione sonora, necessarie al futuro sviluppo del linguaggio.
Di seguito uno schema semplificato delle tappe evolutive dello sviluppo del linguaggio.
 
TAPPE DI SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
Età
Produzione
Esempi
Nascita
Suoni vegetativi e riflessi
Suoni involontari e pianto
0-2 mesi
Suoni di benessere e sorriso
Vocali prolungate
2 mesi
Primi vocalizzi
 
3 mesi
Lallazione vocalica
Suoni simili a vocali e consonanti (ma; pa etc.)
4-9 mesi
Lallazione canonica
Combinazione di consonante + vocale (mamamamama; papapapapapa etc.)
8-10 mesi
Babbling variegato
Inizia la comprensione primaria di singole parole (estrae significati)
Combinazione di consonante + vocale utilizzando vocali e consonanti diverse
9-12 mesi
Prime paroline con significato
Utilizza il gesto per indicare
Inizia la comprensione di ordini semplici
Vocabolario ristretto di parole (max 10)
 
12-15 mesi
Incremento del vocabolario
Fino a 50 parole
18 mesi
Esplosione del vocabolario
Apprendimento di 9 parole nuove al giorno
20-24 mesi
Emergono i verbi
Olofrase*
Utilizzo di una sola parola per indicare il significato di un'intera frase
2 – 2.5 anni
Esplosione grammaticale
Costruzione frasale
Combinazione di più parole
 
3 anni
Aumentano i suoni (fonemi) che il bambino riesci a dire
Aumenta la lunghezza della frase.
Il bambino è in grado di costruire dei discorsi.
 
È bene tenere presente che si è arrivati a definire il profilo dello sviluppo linguistico solo dopo centinaia di studi e ricerche eseguite su ampi campioni di bambini (si tratta quindi di valori medi); seppur è possibile definire delle fasce di età indicative, è bene avere consapevolezza del fatto che possono esservi differenze tra un bambino e l’altro rispetto all’emergere di una competenza. Saranno le valutazioni dagli specialisti (logopedista, neuro-psichiatra infantile, neuro-psicomotricista) ad accertare l’adeguatezza linguistica del singolo caso.
Ciò che va tenuto in considerazione è che il linguaggio è l’espressione di una serie di competenze e prerequisiti che ne permettono l’attuazione. In altre parole, quello che il bambino sa dire e sa comprendere è la manifestazione dell’interazione di una serie di fattori:
  • Genetica;
  • Il sistema socio-culturale in cui è inserito (stimoli ambientali, modalità comunicativa familiare, scuola, persone extra-familiari con cui si interfaccia etc.);
  • Maturazione di competenze individuali (ascolto e discriminazione di suoni e parole, competenze motorie e prassiche, sviluppo cognitivo e affettivo);
  • Salute degli organi preposti alla produzione e ricezione linguistica.
 
  1. Cosa sono i disturbi di linguaggio?
I disturbi specifici di linguaggio (D.S.L.) vengono dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ‘’Disturbi in cui l'acquisizione delle normali abilità linguistiche è compromessa sin dai primi stadi dello sviluppo. Essi non sono direttamente attribuibili ad alterazioni neurologiche o ad anomalie dei meccanismi dell'eloquio, a compromissioni sensoriali, a ritardo mentale o a fattori ambientali’’. Secondo la F.L.I (Federeazione Logopedisti Italiani) ‘’La presenza di DSL costituisce un importante fattore di rischio per la manifestazione di successive difficoltà scolastiche, problematiche comportamentali ed emotive. Nello specifico i bambini con Disturbo Specifico del Linguaggio presentano un rischio di 2-3 volte maggiore di sviluppare Disturbo Specifico dell’Apprendimento’’.
 
 
 
 
 
 
 
  1. Quali sono le cause di un DSL?
          • Ipostimolazione ambientale
          • Predisposizione genetica
          • Modalità comunicative inadeguate all’interno della famiglia
          • Problematiche di natura otorinolaringoiatrica (adenoiditi, otiti, tonsilliti etc.)
          • Difficoltà nella coordinazione degli organi che intervengono nell’articolazione del inguaggio (lingua, mandibola, labbra etc.)
          • Bilinguismo
          • Difficoltà di attenzione, apprendimento, pianificazione e costruzione.
 
5.Quali sono i campanelli d’allarme da osservare per una pronta individuazione di eventuali difficoltà?
 
  • Assenza di lallazione e babbling tra i 4 e i 12 mesi;
  • Vocabolario espressivo inferiore a 50 parole a 24 mesi;
  • Difficoltà di comprensione;
  • Assenza di frasi a 36 mesi;
  • Linguaggio incomprensibile o comprensibile solo dai familiari.
Dalle linee guida della F.L.I. (Federazione Logopedisti Italiani).
 
 
  1. Cosa fare in caso di sospetto ritardo/disturbo di linguaggio?
La prima figura di riferimento per le famiglie è il pediatra il quale potrà richiedere al logopedista ed all’equipe di riferimento (Neuro-psichiarta, otorinolaringoiatra, neuro-psicomotricista, psicologo) una valutazione d’equipe strutturata e standardizzata del linguaggio.
 
 
  1. I consigli della logopedista ai genitori
  • Mostrare al bambino disponibilità all’ascolto;
  • Siate consapevoli di essere un modello linguistico fondamentale per vostro figlio. Siate chiari, parlate lentamente ed utilizzate un linguaggio normale (evitare vezzeggiativi tipo pappa, ninne, ciccia etc.);
  • Enfatizzare le emozioni anche attraverso la musicalità del linguaggio modellandolo attraverso la prosodia (variazioni di tono);
  • Se sbaglia NON DITE ‘’dillo bene’’ ma semplicemente rimodellate la sua parola/frase in modo corretto (es. il bambino dice ‘’bibo bumm’’ e voi ripetete ‘’il bambino è caduto’’);
  • Ricercate sempre il contatto visivo e fate in modo che l’attenzione del bambino sia catturata dal vostro labiale (solo così può apprendere ‘’il movimento’’ labiale dei suoni articolatori);
  • Utilizzate un vocabolario ricco. I bambini sono spugne, apprendono tutto!
  • Utilizzate le pause così da dare il tempo al bambino di elaborare quanto recepisce;
  • Non evidenziate al bambino le sue difficoltà verbali ma piuttosto invitatelo alla “calma”, a “prendere il fiato”, “a parlare lentamente”, ad “aprire di più la bocca”, “a rallentare”, a “pensare a quello che deve dire”;
  • Evitare di far percepire al bambino l’ansia genitoriale rispetto ad una sua inadeguatezza linguistica;
  • Evidenziate le sue qualità, capacità e punti di forza;
  • Dimostrate il piacere di comunicare durante le situazioni routinarie (vestirsi, mangiar, lavarsi, andare a dormire);
  • Sfruttate i diversi contesti che si creano durante la giornata per descrivere e raccontare ciò che vi circonda (una passeggiata al parco, andare a fare la spesa, preparare la torta);
  • Prediligete giochi che stimolano le capacità cognitive: puzzle, memory, giochi di attenzione, carte UNO (anche per i più piccoli, associando stesso colore, stesso numero etc.), disegni, libricini, canzoncine da memorizzare, costruzioni etc.
 
Buone chiacchiere a tutti!!
 
Per approfondimenti, consigli e richieste specifiche rivolgersi a Dott.ssa Annalisa Muto annalisamutologopedista
www.fli.it

 

 

Annalisa Muto
09/11/2019
Articolo letto 2.783 volte

 

 

 

 

 

 

 

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