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Salute
Perché balbetto?

 

 

 

 

 

Salute: Perché balbetto?

Salute
20/04/2021
Annalisa Muto

 

 
 
Il linguaggio è un’abilità innata specie-specifica, quindi propria della specie umana. ‘’Cosa c'è di più semplice del parlare?’’ si potrebbe pensare. Eppure non è sempre così! Il linguaggio è infatti una delle attività umane più complesse e articolate. Esso è il frutto dell'attivazione e dell’interazione di processi cognitivi, motori, sensoriali ed emotivi; se anche solo uno di questi meccanismi venisse in qualche modo compromesso allora si potrebbe manifestare un disturbo del linguaggio.
 
Quando si decide di avviare un qualsiasi tipo di discorso è fondamentale:
  • pianificare preventivamente ciò che si vuol dire;
  • porre attenzione al contenuto di ciò che si sta dicendo;
  • non lasciarsi distrarre da stimoli esterni (ambiente, interlocutore, pensieri, etc);
  • attivare il sistema muscolare e respiratorio, affinché vi sia una corretta coordinazione tra respiro e voce ed un’adeguata co-articolazione dei fonemi;
  • utilizzare in modo adeguato la comunicazione non verbale (gesti, espressioni) e tutti i tratti sopra-linguistici (volume, tono, ritmo etc.).
Insomma… parlare è veramente un’attività complessa.
 
Cos’è la balbuzie?
La balbuzie, o disturbo della fluenza verbale, è un disturbo del linguaggio caratterizzato da alterazioni del ritmo della parola, dette disfluenze, in cui il linguaggio diventa meno fluente a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti involontari di un suono. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce ‘’la balbuzie come un disordine del ritmo della parola, nel quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo’’.
Le ripercussioni di tale disturbo sulla comunicazione, sulle relazioni sociali e sulla sfera emotiva di un individuo sono fortissime con spesso conseguenti disturbi d’ansia, fobia sociale, insicurezza e scarsa autostima.
 
Qual è la causa della balbuzie?
Recentemente, è stata proposta dal dott. Mario D’Ambrosio, psicologo e psicoterapeuta esperto nell’ambito dei disturbi della fluenza, una teoria rivoluzionaria, che spiega la balbuzie in termini cognitivi; se un tempo si pensava che la balbuzie fosse solo conseguenza di un trauma psicologico o di un cattivo accordo tra respiro e voce, il nuovo modello teorico identifica nell’azione inefficace del sistema esecutivo (funzioni esecutive) la causa delle disfluenze.
Secondo questa teoria esiste, nel nostro cervello, un “processore”, localizzato nel lobo frontale (e suoi circuiti), che svolge il compito di organizzare, controllare e correggere la verbalizzazione; se questo sistema è debole, o semplicemente immaturo, sarà incapace di gestire la regolarità del flusso verbale.
Se è vero che alla base della balbuzie c’è una debolezza nell’interazione tra sistema esecutivo ed i centri deputati al linguaggio è altrettanto vero che a monte il fattore genetico potrebbe pesare non poco sull’eziologia del disturbo. Tuttavia, ad oggi non è stato ancora identificato l’eventuale ‘’gene della balbuzie’’. Quello che è certo è che si riscontra, in modo statisticamente significativo, familiarità per questo disturbo.
Un altro fattore predisponente sembra essere il sesso. Studi dimostrano che il disturbo colpisce quattro volte di più i maschi rispetto alle femmine; ma mentre tra gli adulti il rapporto maschi/femmine risulta essere di 4M:1F, in prossimità dell’esordio non si evidenziano differenze, suggerendo che il fenomeno del recupero spontaneo è più frequente nelle bambine che nei bambini.
La balbuzie esordisce tipicamente nell’infanzia e può accompagnare l’individuo per tutto il resto della vita. Studi recenti collocano l’esordio approssimativamente attorno ai 33 mesi. Il 68% dei casi esordisce entro i 3 anni, ma il 95% dei bambini con balbuzie manifesta il disturbo entro i 48 mesi. In questa fascia di età i bambini si trovano nel pieno esordio del linguaggio e iniziano a sperimentarlo, a sviluppare discorsi e a tradurre pensieri in parole; può essere, pertanto, normale che ‘’la parola non riesca ad andare alla stessa velocità dei pensieri!’’. Non è un caso, quindi, che tale esordio avvenga in concomitanza con un periodo altamente critico per il bambino in termini di sviluppo e maturazione delle abilità linguistiche, cognitive e motorie.
In questa fase è difficile distinguere quali saranno i bambini che struttureranno una vera e propria balbuzie cronica e chi invece presenta una forma fisiologica transitaria (il 10% dei bambini). Infatti, molti bambini nel periodo dello sviluppo psico-motorio, possono presentare discorsi inframmezzati da esitazioni, ripetizioni o prolungamenti di sillabe e di suoni; non sempre però si tratta di balbuzie croniche. Ciò che distingue le disfluenze del balbuziente dalle disfluenze fisiologiche del bambino non-balbuziente è un insieme di caratteristiche legato alla frequenza, alla collocazione, ai fattori predisponenti e alla durata.
Le disfluenze transitorie solitamente hanno una durata di 3-6 mesi. Le remissioni spontanee potrebbero essere spiegate con lo sviluppo del sistema attentivo ed esecutivo e del linguaggio stesso. Se la presenza di disfluenze persiste oltre i 6 mesi si parla di balbuzie cronica.
 
E’ possibile individuare precocemente una balbuzie cronica?
È di estrema importanza rilevare gli indici o fattori prognostici primari e secondari che ci possano aiutare a individuare precocemente i soggetti che svilupperanno una balbuzie cronica.
Tra i fattori prognostici primari si ricordano:
  • storia familiare di balbuzie
  • genere: maschio o femmina;
  • età d’insorgenza;
  • evoluzione temporale;
  • tempo trascorso dall’insorgenza del disturbo;
  • quantità di unità ripetute e intervalli silenti;
  • prolungamenti e blocchi.
I fattori secondari pongono attenzione su:
  • gravità della balbuzie;
  • abilità fonologiche;
  • abilità di linguaggio espressivo.
 
Non si tratta di un disturbo di matrice psicologica?
Non si può negare che la maggior parte dei pazienti con balbuzie soffra di disturbi d’ansia. Secondo il DSM-5 nel disturbo della fluenza con esordio nell'infanzia può svilupparsi ansia anticipatoria verso la balbuzie. L'ansia è uno dei fattori psicologici più ampiamente osservati e studiati della balbuzie e, in particolare, alcuni studiosi hanno dimostrato un tasso allarmante di disturbo d'ansia sociale tra i balbuzienti. Alcuni ricercatori hanno avviato una serie di studi per approfondire i rapporti esistenti tra balbuzie e Fobia Sociale. Tale associazione ancora non è chiara ed i dati sulla prevalenza di questo disturbo in soggetti balbuzienti sono ancora limitati; è però evidente, nella pratica clinica, come spesso le due condizioni possano coesistere.
In altre parole, si pensa che il disturbo psicologico sia una conseguenza e non una causa della balbuzie.
 
La balbuzie è uguale per tutti?
La gravità della balbuzie varia da persona a persona e, anche nello stesso soggetto, da condizione a condizione (contesto, emotività, interlocutore etc.). Va, inoltre, sottolineato un altro elemento importantissimo: la balbuzie è fortemente legata alla percezione soggettiva che il soggetto ha di sé e del proprio modo di parlare. Molto spesso il balbuziente ha una percezione distorta del proprio eloquio, che viene percepito in modo nettamente peggiore di quanto effettivamente esso sia agli ‘’occhi’’ degli altri; tale condizione provoca un circolo vizioso in cui il proprio giudizio e l’idea del giudizio altrui influisce sul proprio stato emotivo, incrementando il livello di ansia ed incidendo negativamente sulla propria performance.

Si ‘’guarisce’’ dalla balbuzie?
La balbuzie è un disturbo cronico permanente che si manifesta in modo irregolare durante tutta la vita; ciò che si può fare è imparare a gestirlo! Molto spesso il primo passo, nella presa in carico del paziente balbuziente, è lavorare sull’accettazione e sulla conoscenza del suo eloquio al fine di avere maggiori strumenti per gestirlo.
Gli step di un percorso logopedico mirato alla balbuzie possono essere così sintetizzati:
  1. Individuare le situazioni, gli interlocutori ed i propri stati d’animo che incrementano la disfluenza;
  2. Potenziare e stimolare il circuito cognitivo responsabile delle disfluenze (training cognitivo sul sistema esecutivo ed attentivo);
  3. Fornire al paziente una strategia utile e personalizzata che lo aiuti a gestire e controllare il ritmo del proprio eloquio.
Incrementare la percentuale di momenti in cui il paziente fa esperienza positiva e riesca a gestire la fluidità della propria verbalizzazione sarà fondamentale per incrementare il senso di adeguatezza dello stesso, incrementare sicurezza nelle proprie potenzialità e vivere più serenamente le interazioni sociali.
E’ fondamentale pertanto introdurre parallelamente il percorso logopedico ad un percorso psicologico.
 

Bibliografia

Scacco alla balbuzie in sette mosse. Manuale di autoterapia e homework di Mario D'Ambrosio
Balbuzie e cluttering. Le nuove prospettive di Mario D'Ambrosio
http://www.logopedistarobertaperosa.it
https://www.mediterraneosociale.it/fobia-sociale-e-disturbi-del-movimento-balbuzie-tremore-essenziale-e-morbo-di-parkinson
 

 

 

Annalisa Muto
20/04/2021
Articolo letto 1.512 volte

 

 

 

 

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Commenti

 

Commento di: Morgan

20/04/2021 13:57:07

 

 

Ho letto con grande interesse questo articolo. In realtà l’ho divorato perché molto interessato all’argomento essendo un ex balbuziente.

Sto scrivendo perché avrei desiderio di capire il perché della mia balbuzie e della mia guarigione.
Per darle la possibilità di esaminare il mio racconto, nello stesso inserirò dei miei dati fondamentali.

Sono un uomo (se dal nome non si capisce) e sono nato negli anni '60.
Ho iniziato a camminare un po’ in ritardo, mi sono staccato esattamente il giorno del mio primo compleanno. A differenza, alla stessa età già parlavo fluidamente pronunciando correttamente tutte le lettere e componendo, in modo quasi corretto, delle frasi compiute; ovviamente con il mio piccolo vocabolario.

Mia madre mi fece vaccinare contro il Vaiolo in un’età un po’ avanzata (credo che avevo già ampliamente 3 anni). Questo vaccino mi causò una forte febbre e da allora ho iniziato a balbettare.

Non voglio relazionare il trauma della febbre con il vaiolo e la balbuzie ma i fatti lo fanno pensare. Mia madre lo ha pensato ed ha rifiutato di farmi fare il richiamo del vaccino.

Sono stato visitato da diversi specialisti ma la balbuzie era sempre presente.
In realtà ero diventato un vero “tartaglione” e faticavo spaventosamente per completare una qualsiasi espressione.

Potete immaginare che vita sociale ero in grado di permettermi. Sentir sempre ridacchiare alle spalle o essere preso apertamente in giro da amici e tanto altro.
Per chi non lo sa, la balbuzie porta anche altri problemi come il mangiare le unghie, l’isolarsi ecc.

All’età di 14 anni, ancora balbuziente a tutto spiano, ho avuto un incidente stradale con un coma di quattro giorni.
Al mio risveglio dal coma, quasi da non credere, la balbuzie è scomparsa per sempre. Da quel giorno ho iniziato una nuova vita. Come se fossi uscito da una cella di isolamento dopo 14 anni.

Ad oggi non ho mai più avuto problemi di espressione, lingua che si blocca o fiato che non esce (le basi della balbuzie) tranne qualche sporadico momento di rabbia … ma questo credo capiti a tutti!

Gentilissima Annalisa Muto, come potrebbe inquadrare questa situazione nata e morta apparentemente da due traumi?

 

 

Commento di: Annalisa Muto

20/04/2021 19:52:14

 

 

Buona sera Morgan,

intanto la ringrazio per la sua testimonianza e per la sua interazione. Non le nascondo che la sua storia è davvero molto interessante (dal punto di vista clinico...intendo!). Immagino, lavorando con bambini/giovani/adulti balbuzienti, quanto possa essere stato difficile convivere con questa difficoltà.
Intanto analizzo quanto mi ha raccontato... lei mi sta dicendo che intorno ai 3 anni, quindi nel pieno della fase sello sviluppo del linguaggio, è stato sottoposto al vaccino e dal ''giorno dopo'', a seguito di un'importante reazione immunitaria, sono emerse le disfluenze che sono state presenti regolarmente fino ai 14, quando ha subito un incidente (con immagino trauma cranico, essendo stato in coma). Ho compreso bene il tutto? Sarebbe sicuramente molto interessante approfondire con una serie di domande anamnestiche precise (familiarità, tipo di disfluenze)... intanto rifletto con lei su alcuni punti focali:
- non possiamo a priori sapere se il vaccino possa o meno aver scatenato il tutto. Se ne sentono di ogni in merito ai vaccini e mi astengo da dare opinioni in merito... ciò che però so per certo è che lei ha fatto, come tutti noi, un vaccino in un periodo cruciale per lo sviluppo di moltissime competenze psico-motorie ma anche per la manifestazione di disturbi legati allo sviluppo psico-motorio; essendo la balbuzie un disturbo che si manifesta senza preavviso ed in modo improvviso, potrebbe anche essere un caso il fatto che sia coinciso con la forte reazione immunitaria. Questa vuol essere solo una riflessione... la certezza non la conosceremo mai!
- il trauma cranico o lo stato comatoso sono eventi neurologici ''scioccanti'' per tutto il sistema nervoso. Sarebbe davvero interessante capire che aree del cervello sono state colpite e, soprattutto, che profilo neuropsicologico (competenze attentive, mnesiche, di controllo etc.) era emerso a seguito dell'incidente. Certo è che i traumi cranici e gli eventi coinvolgenti il sistema nervoso centrale vanno a perturbare degli equilibri e, chissà, se le sue funzioni esecutive (situate nel lobo centrale con molteplici connessioni con il resto del cervello) sono state in qualche modo toccate dall'evento. Ciò potrebbe corroborare l'ipotesi del coinvolgimento delle funzioni esecutive nelle balbuzie.
Quello che più mi interessa sottolineare, con queste riflessioni, è che possiamo vedere gli eventi traumatici di cui lei mi ha parlato come eventi cognitivi (quindi con coinvolgimento delle funzioni corticali superiori) e non solo emotivi!
Felice di un nuovo confronto!

 

 

 

 

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