EdiLet – Edilazio Letteraria, 2015
Prosegue su questo Sito la promozione di opere di autori nostri Concittadini, conosciuti ed apprezzati in ambito nazionale ed internazionale ma spesso completamente sconosciuti nella loro Cittadina. Un gap a cui intendiamo porre rimedio al più presto, dedicando una rubrica a loro riservata.
Miniere cardiache è una raccolta di dodici racconti che sembrano d'amore, e forse lo sono davvero.
Si tratta di testi premiati e segnalati in Concorsi letterari nazionali e talvolta già pubblicati in antologie a tiratura limitata. Sono stati scritti tra il 2005 e il 2014, ognuno indipendente dall'altro, ognuno autonomo, ognuno libero. Si sono scelti tra loro per essere qui, tutti insieme, a significare qualcosa di più di ciò che rappresentano da soli. Questo libro nasce perché mi sono accorto, dopo averli scritti, che, a modo loro, rappresentano un percorso ideale lungo le vie meno battute del sentimento. Quelle vie periferiche e poco illuminate che sembrano amore, che chiamiamo amore, ma che forse non lo sono più, o non lo sono mai state. Quelle vie che sono violenza o frustazione, invidia o tradimento, viltà o abitudine.
Ognuno di essi nasce da una sciocchezza e rappresenta un tentativo. Capita così, un dettaglio apre orizzonti di pensieri che all'inizio si aggrovigliano, rappresentano una matassa indistinta di possibili evoluzioni narrative. Poi, lentamente, coi giorni, con l'incidenza della vita e delle delusione, delle gioie e dei miracoli, del caso, dell'amore, afferriamo uno di quei fili e cominciamo a tirarlo a noi. E ci accorgiamo che se ne viene! Piano, certo. Magari un millimetro per volta, ma quell'idea merita lo sforzo di ricavarla da quel caos ingestibile di "nienti" che ambiscono a diventare le storie di qualcuno. E quel filo che abbiamo tra le mani, in un modo meraviglioso che è inutile e ridicolo cercare di spiegare, diventa righe e righe di parole. Assume dignità, consistenza, valore. Diventa qualcosa. Diventa un pezzo di vita che si imprime su quelle pagine per sempre.
Non so perché abbia scritto questi racconti e non altri. Le idee sono molte, i fili che scegliamo così pochi. Quel che so è che averli scritti mi rende in qualche modo felice. Perché ripercorre la mia vita interiore, i pensieri, l'emotività di questi anni. I racconti, rispetto ai romanzi, sono molto più legati al tempo in cui vengono scritti, perché sovente vengono pensati, ultimati e corretti a stretto giro. Non sono compagni di stagioni, di epoche, di decenni. Sono amici che ti fanno compagnia per un breve periodo, e poi prendono la strada che hanno scelto. Eppure restano annodati al tempo in cui vengono composti, ci si incastrano, ne divengono quasi etichetta.
Per questo, dopo più di cinque anni, sono orgoglioso di tornare in libreria con questo testo. E' un modo per ricordare un periodo, e per chiuderlo. Un antidoto a ciò che talvolta desideriamo con tale ardore e passione da non considerarlo con obiettività. Del resto, il desiderio è un lusso. E per quanto puro e genuino, per quanto dolce e necessario, non tutela affatto dai rischi - talvolta esageratamente gravi - che porta con sé. E scrivere tutela. In qualche imponderabile ragione, tutela. Tutte le tematiche di questi racconti mi sono rimbalzate addosso, e ho provato paura, ho provato smarrimento, ho provato tutto ciò che non mi avrebbe fatto essere qui, così, oggi, se non li avessi scritti.
Sono nati così, per aggregazione e per esigenza, per dolore e per curiosità. Nel fluire irreparabile della mia vita.
Ed è così che li porgo a voi.
Buona lettura.
Antonio Calcagni |
07/05/2019 Articolo letto 957 volte |
Vuoi essere subito avvisato via mail quando un articolo come questo viene pubblicato?
Vai a fine pagina e clicca sul bottone verde "RIMANI INFORMATO"