Particolari sulla tipologia dei contenitori di plastica per alimenti.
Sulle bottiglie contenenti acque minerali e bibite varie, a volte, sul fondo viene impresso il simbolo triangolare con delle frecce che si rincorrono con all’interno un numero, con o senza sigla. Mentre sull’etichetta, sistematicamente, vengono riportate le seguenti sigle, seguite o precedute da un numero, a cui corrispondono le caratteristiche e le modalità di utilizzazione dei contenitori:
- 2–PE–HD: Polietilene ad alta densità, al 100% più volte riciclabile, durevole, leggero, resistente ai prodotti chimici, alle variazioni di temperatura ed alle radiazioni UV (Raggi ultravioletti). Quindi particolarmente indicato per la produzione di recipienti per liquidi, quali: contenitori per latte, vasetti di yogurt e prodotti similari;
- 1-PET: Polietilene tereftalato, è un materiale molto resistente, trasparente, adatto per alimenti e facilmente riciclabile. Il cui impiego trova rispondenza nella produzione di recipienti per acque minerali e bibite, ma progettato e commercializzato per essere usato una sola volta e poi smaltito. In quanto, un utilizzo prolungato potrebbe alterare le caratteristiche chimiche, permettendo ai componenti di venire a contatto con gli alimenti, oltre al possibile verificarsi di una contaminazione microbica. Pertanto, anche in considerazione dell’incremento dell’uso e riuso di contenitori che comporterà il prelievo dell’acqua erogata dalla “Casetta dell’Acqua” di Acea (di recente installazione all’ingresso del Parcheggio di piazza Albino Luciani), la scelta migliore rimane quella dell’impiego di bottiglie di vetro che, essendo facilmente lavabili, anche ad alte temperature, garantiscono una maggiore igiene.
Qual è l’effettiva funzione dell’uso delle “Acque solari”.
Da una inchiesta condotta da Altroconsumo (Associazione per la tutela dei Consumatori) sulla rispondenza delle premesse riportate in etichetta: Rinfrescante ed Abbronzante, di 12 Acque solari dei marchi più diffusi (Bilboa, Biopoint, Clinians, Collistar, Delice, Korff, Leocrema, Prep e Seysol) esaminati, è risultato che trattasi di prodotti costituiti da: acqua, idratanti (aloe e glicerina), emollienti (olio di cocco e siliconi), varie essenze profumate esotiche e molti conservanti. E quindi, come alcuni produttori specificato (in piccolo e sul retro della confezione), non hanno filtri solari per la protezione dei raggi Uvb (raggi Ultravioletti, che vengono assorbiti dal vetro e filtrati dalle creme solari, che promuovono l’abbronzatura e possono causare scottature), e Uva (raggi ultravioletti che entrano in profondità nell’ epidermide e sono responsabili dell’invecchiamento cutaneo).
Raggi che, in seguito all’esposizione prolungata al sole, danneggiano, in particolare, il DNA (sostanza fondamentale per la trasmissione dei caratteri ereditari) delle cellule, producendo difetti genetici o mutazioni che possono causare: eritemi, l’invecchiamento precoce, e melanomi (tumori nella pelle).
Oltre a danni agli occhi, come la Cataratta e tumore delle palpebre.
Pericoli a cui si può, quindi, incorrere con l’utilizzo delle “Acque solari” che, contrastando la sensazione del forte calore che emana il corpo, inducono a sovraesporsi al sole, incorrendo nei non trascurabili danni sopra citati.
Per giunta, alcuni produttori, nell’invitare i consumatori alla cautela, consigliano, per le prime esposizioni e a chi ha un’epidermide chiara, di applicare una crema protettiva e successivamente l’Acqua solare.
Il che costituisce una vera e propria incongruenza, sia perché l’acqua diminuisce l’efficacia della crema; e sia per il fatto che, mentre si cerca si proteggere la pelle con la crema, sulla stessa si spruzza l’acqua “Abbronzante” per attirare i raggi solari.
Pertanto, dagli esiti dell’ indagine si evince che le “Acque solari” non sono utili e rischiano di essere dannose, poiché distolgono l’attenzione dai buoni comportamenti suggerendone di sbagliati, come quello di rinfrescare la pelle accaldata per rimanere più a lungo sotto il sole, con il rischio di procurarsi delle quanto meno fastidiose scottature.
Quanto e come fa bene camminare?
Infatti, non conta solo il numero dei passi ma anche la velocità con la quale si compiono.
Precisazione dedotta da due studi, basati sul monitoraggio dei movimenti di 78.500 adulti, pubblicati dalla rivista scientifica accademica American Medical Association, ritenuta tra le più autorevoli in ambito medico.
Studi, attraverso i quali è stato rilevato che raggiungere i fatidici 10.000 passi al giorno contribuisce a ridurre il rischio di: demenza, malattie cardiache, cancro e morte. Ma anche che un passo più spedito ed energico assicura maggiori benefici, rispetto un numero di passi effettuati con ritmo moderato.
Per le persone meno attive poi, gli stessi ed altri studi, hanno accertato che compiere un numero di 3.800 passi al giorno, non necessariamente consecutivi, con una intensità media di 112 passi al minuto (pari a poco meno di 2 passi al secondo), per la durata complessiva di 30 minuti, influisce ugualmente a ridurre, fra l’altro, il rischio di demenza del 25%.
Perché è importante leggere attentamente le informazioni sulla composizione dei prodotti alimentari, se si soffre di allergia.
Dato che l’allergia alimentare è dovuta ad una reazione del sistema immunitario (Insieme di organi quali: milza, timo, linfonodi, tonsille e cellule altamente specializzate, aventi il compito di difendere l’organismo da agenti esterni) che si manifesta dopo aver consumato anche piccole quantità di determinati cibi allergizzanti (che provocano allergia).
Reazione che può causare problemi di digestione, orticaria, gonfiori e sintomi ancora più gravi, come l’anafilassi: reazione allergica grave e pericolosa per la vita, che si manifesta all’improvviso e peggiora molto rapidamente, dopo l’esposizione a qualcosa (ad esempio: arachidi o veleno iniettato dalla puntura delle Api) verso cui si è o allergici.
Quindi, chi soffre di allergie, prudenzialmente, deve evitare l’ingestione di alimenti che notoriamente possano determinare intolleranza, come: crostacei, frutta con guscio (Arachidi, noci, nocciole, ecc), uova e latte.
Ed ancora, nel caso in cui l’etichetta di alimenti dovesse riportare la scritta “Può contenere tracce di… “, significa che l’allergene (sostanza estranea all’organismo che induce una risposta immunitaria tramite la produzione di anticorpi) in questione non è presente tra gli ingredienti.
Anche se il produttore non può escludere l’eventuale presenza, imputabile a cause di contaminazione accidentali.
Per cui, è bene astenersi dal consumo, anche perché la responsabilità di eventuali inconvenienti ricadrebbe esclusivamente sul consumatore.