Focus: L’albero di Natale: Origini e Tradizioni
18/12/2021
Domenico Brancato
Fra gli esemplari più simbolici adoperati in occasione della ricorrenza del Natale, i più rappresentativi sono certamente l’Abete rosso o peccio - Picea (Conifera ricca di resina) excelsa- e l’Abete bianco –Abies alba-( bianco), entrambi appartenente alla famiglia delle Pinacee ed alla Classe delle Conifere (che produce frutti conici).
Le origini dell’attuale Albero di Natale sono pagane, infatti esso è preceduto da una lunga e remota tradizione che affonda le sue radici nella cultura celtica, per gli antichi sacerdoti della quale (druidi) l’Abete era considerato simbolo di lunga vita, dato che rimaneva sempre verde.
Per cui, con l’avvicinarsi dell’Inverno, veniva tagliato e addobbato con nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi, per propiziarsi il favore degli spiriti.
Tradizione condivisa anche dai Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa, nei confronti dell’Abete rosso, considerato albero in grado di esprimere poteri magici. Peciò veniva tagliato, portato in casa e decorato con frutti, in riferimento alla fertilità che la Primavera avrebbe ridato loro.
Oltre che nei Paesi scandinavi e germanici, dove i numerosi significati dell’Abete sono documentati sin dal Medioevo, era usanza tagliarlo nei boschi e portarlo nelle case per addobbarlo con ghirlande, frutti e dolciumi. Anche se la decorazione più simbolica era rappresentata dalla fiamma di una candela, a celebrazione della luce contro l’oscurità.
Con la nascita del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane traendo, però, attribuzione del significato in tal senso dalla scena biblica dell’Eden. Così, nella notte in cui si celebra la nascita di Cristo, l’albero della vita, posto al centro del giardino dell’Eden, diventa l’esemplare intorno al quale l’umanità ritrova il perdono.
Riferimento che si riscontra anche nella scelta e nel significato attribuito ai più ricorrenti simboli posti all’apice dell’ornamento dell’albero (puntali): la stella Cometa, che indicherebbe ai Re Magi la direzione da seguire per trovare il Salvatore e il più classico Angioletto che, secondo l’interpretazione più ricorrente, rappresenta l’Arcangelo Gabriele che annuncia il prossimo concepimento alla Vergine Maria.
Ma il primo Albero di Natale ufficiale sembra sia stato allestito nel 1441 a Tallinn, in Estonia, quando fu eretto un grande Abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani donne e uomini scapoli ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella.
Fino al XVIII secolo, però, la consuetudine dell’albero natalizio venne guardata con sospetto dai rappresentanti della Chiesa di Roma, che lo considerava un rituale protestante. Ma, gradualmente, l’impossibilità di contenerne l’uso, impose la sua adozione anche nei Paesi cattolici, dove l’Abete si trasformò in simbolo della rinascita di Cristo.
In Italia fu la regina Margherita di Savoia (1878), nella seconda metà dell’ottocento, ad addobbare il primo albero di Natale al Quirinale, e da quell’avvenimento la tradizione si è rapidamente diffusa in tutto il Paese.
In epoca industriale, ebbe inizio il commercio degli Abeti coltivati; mentre la commercializzazione dell’albero di Natale reciso, avvenne all’inizio nel 1851 a New York, e fu causa di notevoli disastri inferti alle foreste americane, che divennero spoglie.
Tanto che il presidente dell’epoca, Theodore Roosevelt, si rifiutò di decorare la Casa Bianca con gli alberi di Natale. Nel 1880, per ridurre l’entità dei danni da disboscamento, in Germania furono prodotti i primi alberelli artificiali realizzati in metallo, a cui seguì, negli Stati Uniti: negli anni ’30 la creazione di esemplari in setole di cinghiale e negli anni ‘50-’60 quelli in plastica (PVC) che, anche se a scapito della tradizione e privi della non trascurabile vitalità, guadagnavano una popolarità sempre più estesa, giustificata dal vantaggio di una maggiore resistenza al peso delle decorazioni, della mancanza di cure, e della durevole utilizzazione.
La paternità dell’albero natalizio, precursore dell’allestimento moderno, è da attribuire allo statunitense Edward H. Johnson (socio del famoso Thomas Edison: inventore della lampadina), che nel 1885, nella propria abitazione utilizzò, per la prima volta, l’illuminazione elettrica per addobbarlo.
Infine, la tradizione italiana prevede che intorno alla base dell’albero si possa disporre il presepe, oltre ai regali di Natale, accuratamente confezionati. In attesa dell’apertura e distribuzione ai destinatari (un tempo solo bambini, oggi anche adulti), allo scoccare della mezzanotte della vigilia o prima di sedersi a tavola il giorno di Natale.
E dopo la carrellata sulle origini storiche e le tradizioni dell’albero di Natale, puntiamo l’interesse sulle caratteristiche del nostro alberello, a partire dal suo acquisto che, indipendentemente dalla specie di appartenenza, dovrà risultare idoneo a resistere alle difficoltà di assuefazione imposta dall’utilizzazione natalizia ed essere in grado di proseguire lo sviluppo vegetativo, in vaso o in terra, negli gli anni a venire.
Pertanto, la scelta, da effettuare possibilmente in un vivaio di fiducia, dovrà preferibilmente essere rivolta verso un esemplare coltivato in vaso da almeno un anno o in grado di superare lo stress del trapianto in vaso.
Cioè dovrà disporre di: - un apparato radicale in buone condizioni contenuto in una zolla di dimensioni proporzionate a quelle della chioma; una chioma folta; ramificazioni uniformi; e di aghi di un colore verde intenso.
Una volta effettuato, per tempo, l’acquisto (in modo da assicurare alla pianta un periodo di adattamento al nuovo ambiente), se trattasi di pianta con zolla, come frequentemente accade, occorre, con cura, per evitare di rompere il pane di terra che avvolge le radici, porla in un vaso di dimensioni superiori a quelli della zolla, nel quale disporre in fondo uno strato di argilla espansa, riempiere gli spazi vuoti con terriccio composto da torba, sabbia e argilla, in parti uguali, ed innaffiare bene tutta la massa terrosa, evitando la formazione di ristagni in eventuali sottovasi.
Eseguita l’operazione di invasatura, lasciare la pianta all’aperto (giardino o balcone o terrazzo) per poi, 5-6 giorni prima di portarla in casa (in genere l’8 Dicembre, festa dell’Immacolata), posizionarla in ambiente non riscaldato (un garage luminoso, un portico o una veranda, ecc.).
Eseguito il trasferimento della pianta In casa, cercare di porla in posizione bene illuminata ma non ai raggi diretti del sole e lontana dalle fonti di calore, di mantenere il terriccio umido e di provvedere al periodico ricambio d’aria, per evitare la formazione di aria secca: frequente causa della caduta delle foglie (aghi). Optare per una decorazione con strisce luminose a LED che, irradiando pochissimo calore, non arrecano danni alla vegetazione.
Così pure, non eccedere con la pesantezza dell’addobbo, non spruzzare sulla chioma sostanze chimiche coprenti (vedi schiume per simulare la neve), per non impedire il vitale processo della fotosintesi clorofilliana, e non somministrare fertilizzanti che, unitamente alle più elevate temperature interne, favorirebbero l’anomala ripresa vegetativa, durante il naturale periodo di riposo.
Dopo l’Epifania, l’alberello, privato dagli addobbi, per qualche giorno, al fine di consentire un graduale reambientmento all’aperto, portarlo in un locale riparato, prima di trasferirlo nuovamente sul balcone, in terrazzo o in giardino, dove mantenere il terriccio costantemente umido.
A Febbraio, fino a quando la pianta non avrà raggiunto dimensioni ( vaso di 45-50 cm di diametro e di profondità e un’altezza complessiva di ca. 200 cm) impraticabili per essere agevolmente trasferita in casa, effettuare il travaso in un contenitore leggermente più ampio. In caso contrario trapiantarla in piena terra, se si dispone di un giardino con esposizione non eccessivamente assolata e spazi sufficienti ad accoglierla (almeno 6 m da altre piante d’alto fusto, 3 m dalla recinzione e ancor più dall’abitazione, per evitare che crescendo impedisca il soleggiamento delle pareti e degli ambienti.
Considerato che, anche se la pianta ha una crescita lenta, a pieno sviluppo, a seconda dell’ambiente più o meno favorevole, può raggiungere dimensioni di 15–30 m in altezza e di 3 – 8 m in larghezza).
Ovviamente, dopo aver preparato una buca sufficientemente ampia, con in fondo del materiale drenante, e mescolato il terreno di risulta con concime organico o stallatico o compost da immettere, costipandolo, negli spazi intorno alla zolla estratta dal vaso.
Quindi innaffiare e pacciamare (spargere della paglia o trucioli di corteccia) la superficie intorno al fusto, per evitare, specie d’estate, l’evaporazione dell’acqua.
Successivamente: controllare e mantenere un buon grado di umidità del terreno, in Gennaio-Febbraio eliminare eventuali rami danneggiati e, ogni 3 anni ca., ripetere la concimazione con fertilizzante organico a lento effetto, mescolandolo con il terreno intorno alla pianta.
Qualora non si disponga di giardino o non si voglia mantenere la pianta, prima di acquistarla informarsi se il venditore effettua un servizio di ritiro. In tal caso, a seconda dello stato di salute, verrà destinata a proseguire la sua preziosa funzione vitale o avviata al compostaggio. In alternativa, per le stesse finalità, può essere donata ad un vivaio forestale.
Se poi si è scelto di acquistare un alberello senza o con radici ampiamente mutilate, e quindi irrecuperabile, la destinazione più consona è quella dell’utilizzazione per alimentare la fiamma del caminetto, o del conferimento presso l’Isola Ecologica.
A conclusione dalle summenzionate informazioni, si ritiene riportare alcune fra le tante leggende inerenti l’argomento in esame:
- La tradizione celtica consacrava l’Abete bianco o rosso all’arrivo del Fanciullo Divino, a seguito del solstizio invernale (intorno al 21 Dicembre);
- Nella Grecia antica l’albero di Natale era sacro alla divinità lunare Artemide, protettrice delle nascite, oltre che a Elàte, dea della luna nuova, portatrice di rinnovamento;
- Numerose civiltà dell’Asia Settentrionale condividono, sin dagli albori, la considerazione dell’Abete come albero cosmico che si erge al centro dell’universo e i cui rami giganteschi si innalzano fino alle dimensioni celesti, collegando le tre sfere del cosmo: cielo, terra e inferi;
- In epoca precristiana, i popoli dell’Europa centrale vedevano nell’Abete un “collegamento” tra il mondo degli uomini e quello degli dei, ben piantato nel terreno, ma con una sagoma svettante e appuntita per “bucare il cielo”.
Intanto, si coglie l’occasione per rivolgere, a tutti i lettori, il più sentito augurio di serene festività natalizie e per un 2022 che ci conduca verso il ripristino di una normale condizione esistenziale. Ovviamente, con l’imprescindibile supporto di una generale manifestazione di scrupoloso rispetto delle norme anti-Covid e di buonsenso, per contribuire ad impedire l’ulteriore diffusione dalle gravi conseguenze ed il persistere dei pesanti condizionamenti che ha causato e causa la, al momento, ancora inarrestabile pandemia.
Domenico Brancato
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18/12/2021 Articolo letto 777 volte |
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Portiamo avanti, già da anni e con evidenti risultati, questo impegno in modo assolutamente apolitico ed intendiamo sottolinearlo APOLITICO
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