Non sono un medico, tantomeno un virologo e neppure un paramedico, pertanto non sarò certo io l’ennesimo che pretenderà di spiegarvi tecnicamente i pericoli relativi all’epidemia di Coronavirus che sta imperversando nella nostra Nazione e non solo.
Ciò detto, la mia vuol essere solo la riflessione di un semplice Cittadino, mediamente informato su quello che sta succedendo in queste ultime settimane.
Nel mese di gennaio, per la prima volta nel nostro sereno vivere quotidiano, è entrata dirompente la notizia che, in una sperduta città della Cina di appena 11 milioni di abitanti, chiamata Wuhan, si stava diffondendo a macchia d’olio un’epidemia. Sentire poi che quella stessa città insieme alla sua regione, che conta circa 60 milioni di abitanti, venissero messe in quarantena, ci ha sì allarmati, ma non più di tanto.
Poi il contagio ha cominciato ad avvicinarsi pericolosamente a noi, e quando abbiamo sentito parlare, forse per la prima volta, di una Cittadina del basso Lodigiano chiamata Codogno, messa in quarantena, ci siamo allarmati un po’ di più, ma poi come sempre, ha vinto l’idea che tanto la distanza che ci separava da quella località era sufficientemente grande per farci sentire al sicuro.
Da pochi giorni a questa parte, la situazione di contagio ha però travalicato i confini iniziali e si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Italia.
Per arginare il dilagante diffondersi dell’epidemia, sono stati varati una serie di Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, che estendono a tutta la Nazione il divieto di circolazione, ANCHE A PIEDI , senza un giustificato motivo, quali: salute, lavoro, acquisto generi di prima necessità.
Cardine di questo provvedimento è l’applicazione tassativa del concetto di ridurre al minimo la possibilità di contagio. Va, infatti, ricordato che al momento, in attesa di un vaccino, questa semplice regola risulta essere l’unico, POTENTE, argine al diffondersi dell’epidemia.
UNA REGOLA CHE VA RISPETTATA SENZA SE E SENZA MA, evitando di perdersi in questioni e sottigliezze eccessive sull’interpretazione delle varie norme emanate, ne va della nostra e dell’altrui incolumità.
E non serve neanche cullarci sul concetto che tanto il nostro territorio non è poi così interessato dall’epidemia, al contrario dobbiamo sfruttare al meglio il vantaggio che abbiamo avuto, rispetto ad altre zone dell’Italia più sfortunate di noi.
E’ notizia di pochi giorni fa che, nella Cina dove gli infettati hanno superato le 85.000 unità, grazie al ferreo isolamento durato alcune settimane, oggi i nuovi contagi sono tendenti a Zero, una “cura” che sembra stia funzionando anche in quelle zone del nord Italia dichiarate a suo tempo “zona rossa”.
Rimanere a casa quindi è prima di tutto un gesto di grande valore civico e morale verso se stessi e verso gli altri, ma non dimentichiamo, è anche e soprattutto un OBBLIGO la cui trasgressione porta a conseguenze PENALI (3 mesi di carcere).
Per concludere è stato provato “scientificamente” che 25 giorni di isolamento non ammazzano nessuno, stessa cosa purtroppo non può dirsi per il contagio da Coronavirus.
Ci conviene rischiare?
Antonio Calcagni, Comitato di Quartiere Santa Maria delle Mole