Immigrazione, emigrazione, globalità e multietnia sono temi sempre più caldi e discussi nella nostra società in termini non solo politici quanto sociali, linguisitici e psicologici. In questo articolo approfondiremo una condizione linguistica sempre più diffusa nella nostra società, il bilinguismo (o multilinguismo) con la volontà di fornire informazioni utili per chiarire dubbi, sfatare falsi miti e fornire consigli pratici.
Il bilinguismo
Il Vocabolario Treccani definisce il bilinguismo come ‘’l’uso corrente di due lingue da parte di un individuo o di una popolazione’’. Nel corso della storia si sono susseguite tutta una serie di teorie linguistiche relative al concetto di bilinguismo; se prima la distinzione tra bilingue e monolingue era relativa alle origini linguistico-culturali di appartenenza, ad oggi si considera bilingue anche colui che ha acquisito in un momento successivo una seconda lingua. A tal proposito, è possibile distinguere il bilinguismo simultaneo (acquisizione di una pluralità di lingue simultaneamente al proprio sviluppo psico-motorio) ed il bilinguismo successivo (l'apprendimento è avvenuto in fase tardiva rispetto allo strutturarsi di una prima lingua).
Verità e falsi miti
Una docente italiana di Linguistica a Edimburgo ha pubblicato un interessante articolo sul corriere della sera del 22 settembre 2017 in cui sfata falsi miti relativi al bilinguismo. Una delle dicerie più diffuse sull’argomento è che l’apprendimento di due lingue comporta confusione linguistica tale da non riuscire ad apprendere correttamente nessuna lingua. Gli studi hanno però dimostrato che i bambini imparano qualsiasi lingua senza difficoltà, esattamente come imparano a camminare. Qualora ci fosse una condizione di predisposizione ad un disturbo di linguaggio esso sarebbe indipendente dal bilinguismo.
L’altro falso mito riguarda l’idea che l’italiano di un bilingue non possa essere appreso allo stesso livello del monolingue, con conseguente rendimento scolastico inferiore. Le ricerche dimostrano, al contrario, che crescere con più di una lingua può dare una serie di vantaggi linguistici e cognitivi. Gli studi mostrano che i bambini bilingui hanno maggiori abilità nello sviluppo della letto-scrittura e nell’apprendimento di una terza o quarta lingua. Inoltre i bambini bilingui hanno una maggiore flessibilità cognitiva che si ripercuote sia in termini relazionali (maggiore comprensione del fatto che gli altri possono avere una prospettiva e un punto di vista diverso dal loro) sia in termini cognitivi (nelle competenze attentive e di multitasking). Altri benefici del bilinguismo vengono riscontrati nei bilingui adulti, inclusi gli anziani, nei quali il bilinguismo può essere considerato una risorsa cognitiva. Uno studio pubblicato sulla rivista Stroke ha rivelato che il bilinguismo è associato ad esiti migliori nel post ictus. Un altro studio ha altresì dimostrato, che le persone bilingue mostrano i primi segni evidenti di Alzheimer quasi cinque anni più tardi rispetto ai monolingua. Il bilinguismo infantile può essere considerato una forma di investimento a lungo termine. A tal proposito va però sfatato il mito dei fanatici del bilinguismo che sponsorizzano il bilinguismo come se fosse la bacchetta magica che trasformerà ogni bambino in un piccolo genio. Anche a questo la scienza si oppone moderando quest’idea.
Qual è il metodo migliore per il bilinguismo?
Sono stati studiati e formulati diversi metodi e tecniche per crescere un bambino bilingue; OPOL (One Person One Laguage/Una persona Una lingua) è il più noto. Il metodo OPOL consiste nell’assegnare ai genitori (o ai modelli linguistici di riferimento) del bambino una diversa lingua ciascuno (di cui sono madrelingua) ed esporre il bambino solo ed esclusivamente alla propria lingua. Ad esempio genitore 1 parla solo ed esclusivamente italiano con il bambino; genitore 2 parla solo ed esclusivamente tedesco con il bambino. Si consiglia di evitare che lo stesso genitore mescoli le due lingue affinché accresca nel bambino la distinzione tra le due lingue e non si crei confusione. La cosa più raccomandabile per applicare il metodo OPOL correttamente è che entrambe le lingue siano utilizzate durante il giorno ognuna almeno per il 50% del tempo.
Tuttavia, non esiste un metodo che vada bene per ogni famiglia! Per ogni famiglia c’è una soluzione ottimale frutto dell’analisi di tanti parametri.
Nel caso in cui, invece, ci si trova a crescere il proprio figlio in un paese straniero allora si opterà per il parlare a casa nella lingua propria dei genitori e fuori casa il bambino sarà esposto alla lingua madre in cui sta vivendo.
Qual è il momento giusto per iniziare col bilinguismo?
Non è mai troppo presto e non è mai troppo tardi per cominciare! Più i bambini sono piccoli, più è facile per loro apprendere un’altra lingua in modo molto naturale e spontaneo.
Il bilinguismo causa un ritardo del linguaggio?
Il ritardo di linguaggio è una condizione che inficia lo sviluppo linguistico del bambino a partire da una predisposizione genetica, che può essere poi aggravata da modalità di interazione e comunicazione disfunzionali o non facilitanti. Infatti le tappe di sviluppo dei bambini bilingui sono le stesse dei bambini monolingue (si rimanda all’articolo Perché mio figlio parla male? Cosa devo fare?). Se queste tappe compaiono con un ritardo clinicamente significativo o non compaiono affatto, questo rallentamento non è legato all’uso di una doppia lingua, ma è la manifestazione di una difficoltà specifica nell’acquisizione della competenza linguistica.
Perché il bambino bilingue “mischia” parole delle due lingue?
Spesso i bambini bilingui tendono, nelle prime fasi di sviluppo del linguaggio, ad utilizzare nella stessa frase parole appartenenti a lingue diverse (“code-mixing” o “code-switching”). Questo comportamento linguistico, non va demonizzato, ma rappresenta un modo efficiente, una strategia cognitiva estremamente positiva, che indica flessibilità cognitiva e sane competenze: il bambino ha perfettamente chiara la distinzione tra le due lingue, ma di fronte alla difficoltà di reperire un termine, sceglie di utilizzare quella per lui più spontanea o predominante.
Questo comportamento linguistico tende spontaneamente a ridursi nel tempo e non è segno di disturbo di linguaggio.
I consigli della logopedista
In conclusione, che cosa devono fare i genitori che vogliono far crescere i figli bilingui?
Bibliografia
Perché mio figlio parla male? Cosa devo fare?
Annalisa Muto |
18/01/2020 Articolo letto 2.000 volte |
Vuoi essere subito avvisato via mail quando un articolo come questo viene pubblicato?
Vai a fine pagina e clicca sul bottone verde "RIMANI INFORMATO"