In occasione delle tradizionali manifestazioni per la Festa Patronale di Santa Maria delle Mole 2023, l’illuminazione del Parco veniva integrata con una estesa splendente luminaria, tale da illuminare a giorno l’intera area (Foto n. 1).
Tipologia di integrazione che, come normalmente avviene, doveva essere rimossa a conclusione dell’evento.
In quanto, la permanenza oltre a comportare un inutile spreco di energia, che specie in un momento in cui si raccomanda agli utenti di adottare comportamenti improntati al risparmio, come soluzione più certa ed immediata per abbassare gli esosi importi delle bollette, costituisce un controsenso ed una manifestazione di abbandono in cui versa il Parco (che, data la limitata superficie, sarebbe meglio definire “Spazio verde di Quartiere”). Come testimonia il fin’oggi, ad oltre due mesi dall’installazione, non osservato, inutile e, per le possibili derivanti conseguenze di seguito descritte, non innocuo supplemento di illuminazione notturna.
Abbandono (contrariamente agli orientamenti del “Comitato per lo sviluppo del verde pubblico” istituito dalla legge del 14 gennaio 2013 n.10) percettibile anche:
- dalla protratta incuria (in particolare, mancate periodiche irrigazioni, che in una estate dal caldo torrido sarebbero state necessarie per assicurare la sopravvivenza del prato e delle essenze erbacee ornamentali);
- dall’omissione di pratiche manutentive (quali interventi per il mantenimento dell’efficienza dell’impianto di irrigazione automatico);
- e dalla assoluta mancanza della funzione di controllo di una fruizione trasgressiva (certamente agevolata dall’assenza di segnali dissuasivi), dell’osservanza delle norme previste da qualsivoglia Regolamento gestionale, da parte di gran parte dei numerosi abituali frequentatori.
Condizioni che purtroppo annullano, in gran parte, la finalità di una realtà creata con l’intento di:
- costituire uno spazio ecologico volto a mitigare gli effetti prodotti dalla esuberante edificazione urbana e un ambiente idoneo a rendere più vivibili alcuni momenti di quotidianità della comunità;
- e promuovere la condizione morale dell’utenza, attraverso la socializzazione, l’inclusine, la distensione, i benefici derivanti dal contatto con la natura e le attività ludico-cultural-ricreative.
Finalità, delle quali nel Parco Lupini trova riscontro, quasi esclusivamente, l’esecuzione delle attività ludico-richeative esercitate da ragazzi e ragazze in maniera alquanto istintiva. Poiché caratterizzate dall’uso improprio della dotazione dell’area giochi per Bambini e soprattutto delle aree destinate a prato, per il continuo calpestio, in bicicletta e a piedi, specie in occasione di frequenti concitate partite di calcio. E contraddistinte da ininterrotti intensi strepitii per tutti i pomeriggi (a meno che le condizioni meteorologiche lo impediscano) fino a sera, ed a volte anche a notte inoltrata (dato che, da tempo, l’ingresso al Parco avviene senza limiti di orario).
Tutto ciò, in barba a quanto stabilito dai Regolamenti di Polizia Urbana e per la gestione dei Parchi e delle aree a verde pubblico. Regolamenti che prevedono, in particolare, il divieto di:
- accedervi con biciclette o veicoli in genere, ad eccezione di automobiline a pedale e tricicli per bambini;
- calpestare, a chiunque, le aiuole e danneggiare i tappeti erbosi;
- gioco del pallone e simili, salvo che nelle aree all’uopo predisposte; usare le attrezzature per i giochi destinati ai bambini;
- gettare o abbandonare a terra e nelle fontane rifiuti di ogni genere;
- e produrre rumori, schiamazzi, grida e comunque svolgere attività che possano disturbare la quiete pubblica.
Divieto, quest’ultimo, che, data la particolare ubicazione del Parco distanziata, lungo tutto il perimetro, soltanto dall’ampiezza delle interposte strade con le abitazioni, trova maggior motivo di osservanza, in quanto l’area rientra in Classe acustica I. Classe che prevede un valore limite di emissione sonora diurna e notturna, rispettivamente di 45 e 35 Decibel (Unità di misura adoperata per il rilevamento del livello dei suoni), corrispondenti al livello sonoro prodotto da una voce parlata o di una pacata conversazione domestica. Mentre la voce di una persona che ha un tono più alto e di un bambino che urla, equivalgono già al rumore ampiamente oltre i limiti consentiti di 70 e 80 Decibel (Db).
Complesso di condizioni dalle quali si può dedurre che quella che doveva essere una preziosa oasi naturale e sede di evasione dal frastuono cittadino, attualmente risulta essere tutt’altro che espressione di amenità, luogo di quiete e fonte di benessere psico-fisico.
Per quanto concerne poi il menzionato assurdo eccesso di illuminazione, esso purtroppo costituisce un non trascurabile inquinamento luminoso, in netta contraddizione con l’intrapreso orientamento da numerose Regioni italiane, rivolto ad adottare provvedimenti mirati a:
- schermare gli apparecchi per illuminazione da esterni, in modo da indirizzare il flusso luminoso totalmente a terra;
- limitare l’illuminazione soltanto per il tempo necessario;
- contenere al minimo indispensabile i livelli di intensità luminosa;
- spegnere le luci quando non ci sono utilizzatori a trarre vantaggio.
Provvedimenti sollecitati dalla consapevolezza che tutte le specie viventi sono influenzate dall’alternanza del giorno e della notte. Tant’è che l’assenza di notti buie e la presenza di una eccessiva illuminazione artificiale notturna possono sconvolgere in modo violento il ritmo sonno-veglia (ritmo circadiano) degli esseri interessati.
Sconvolgimento sul quale, negli ultimi anni, ricercatori di tutto il mondo hanno condotto studi relativi ai danni prodotti sugli ecosistemi in cui vivono e si riproducono le varie forme di vita. Danni descritti in una pubblicazione del 2009 dal giornalista e ricercatore Ron Chepesiuk, nella quale riporta l’esito di numerose autorevoli indagini che mettono in guardia dall’uso eccessivo e inadeguato dell’illuminazione artificiale notturna.
Possibili conseguenze, delle quali si ritiene utile specificare quelle più significative, inerenti:
- l’uomo, al quale possono causare turbamento del ritmo sonno-veglia (dovuto ad una maggiore quantità di fotoni o particelle di luce che colpiscono la retina dell’occhio), a sua volta causa di ulteriori disturbi , come depressione e stress psico-fisico. Inoltre l’illuminazione notturna con lampade alogene e a LED con emissione di luce fredda o bianca (come rilevato dall’epidemiologo Richard Stevens dell’Università del Connecticut) inibisce la produzione di melatonina naturale: ormone che ha dimostrato effetti oncostatici per alcuni tipi di cancro, nei confronti dei quali, la sua assenza o diminuzione nel sangue di notte, può comportare un accelerazione dello sviluppo.
- gli insetti, perché, essendo attratti dalla luce, vanno incontro alla morte, in seguito all’impatto con le calde superfici delle lampade. Il che potrebbe sembrare un utile contributo per diminuire i fastidi che alcuni di essi arrecano all’uomo. Sennonché, è scientificamente provato che la loro minore presenza comporta un significativo deficit nella catena alimentare (Insieme delle relazioni alimentari esistenti fra gli organismi produttori e consumatori di un ecosistema) e nell’impollinazione di piante selvatiche e coltivate;
- le Falene o farfalle notturne (Foto n.2), dato che subiscono un notevole effetto da parte delle luci artificiali, in quanto impostano la loro rotta migratoria basandosi sulla luna o su stelle particolarmente luminose. Per cui, singole sorgenti luminose o concentrazioni di luci artificiali di agglomerati urbani, competendo con quelle naturali, li attraggono disorientandole e provocando la demolizione dello sciame migratorio. Nonché la decimazione dei componenti, dovuta alla loro incompatibilità con gli ambienti in cui si vengono a trovare. E poiché le Falene compiono l’impollinazione notturna dei fiori (Foto n. 3) in maniera più rapida ed efficiente (impiegano meno tempo a raccogliere il polline e a spostarsi su un altro fiore, dove lo depositano) di quella che le Api e Bombi svolgono in più tempo di giorno, riescono a fornire lo stesso contributo per la produzione dei frutti.
Pertanto meritano almeno pari protezione ed attenzione degli insetti pronubi diurni. Considerato poi che il comunissimo Rovo (Robus fruticosus) rappresenta, sia per le Api che per le Falene, una pianta fondamentale per la loro sopravvivenza, sarebbe opportuno, ove possibile, favorirne la diffusione e la crescita controllata (trattandosi di una pianta infestante ed invadente) per fermare il preoccupante crescente declino degli indispensabili impollinatori.
Ed ancora, un ulteriore motivo per il quale le Falene meritano di essere salvaguardate è che l’armatura delle loro ali è composta da tante piccole parti, aventi diverse caratteristiche, che formano un materiale dalle straordinarie proprietà elettromagnetiche non disponili in natura. E che, come tale, costituisce il primo esempio di metamateriale (oltre il materiale) non di origine umana, che i ricercatori ipotizzano potrebbe servire, in un futuro non lontano, come modello per sviluppare pannelli fonoassorbenti ultra sottili, da utilizzare nelle abitazioni;
- gli uccelli, per il motivo che le fonti luminose artificiali possono nuocere particolarmente; - nel corso del compimento delle loro migrazioni notturne stagionali basate sull’orientamento astronomico, a causa di pregiudizievoli cambiamenti di direzione e destinazione; - per l’abbagliamento che subiscono, dovute alla non abitudine dei loro occhi all’esposizione di luce intensa, che li porta a scontrarsi con vari ostacoli; - o per l’induzione a manifestazioni di comportamenti anomali, come ad esempio: Cicogne che, interrompendo il loro viaggio migratorio, volano incessantemente a cerchio attorno ad un proiettore di discoteca fino allo sfinimento; un Gallo che per effetto dell’illuminazione di un casello autostradale canta tutta la notte, e così via;
- i Pipistrelli (Unici mammiferi che pur mancano di penne sono capaci di volare, essendo dotati di ali costituite da una membrana di pelle – pantagio- che si estende tra quattro lunghissime dita che tengono l’arto in tensione (Foto n. 4). Sono eccezionalmente longevi, visto che l’età massima accertata di individui inanellati è di 41 anni, ma che normalmente raggiungono i 30 anni e danno alla luce i piccoli come gli umani, con l’unica differenza che il parto, in genere di un solo piccolo, e l’allattamento, dato che non costruiscono alcun tipo di nido, avvengono in volo. Così, il neonato per evitare di precipitare al suolo, nasce con i piedi in avanti, in maniera da potersi aggrappare subito alla madre), perché l’illuminazione(in genere dei lampioni dell’illuminazione stradale o altri fari dall’intensa luce), delle fessure di uscita dei loro rifugi (Sotto tegole, dietro grondaie e cornicioni) comporta la loro fuoriuscita in ritardo per la ricerca di cibo, riducendo il tempo per una caccia adeguata a soddisfare le esigenze alimentari (che si aggirano intorno ad 1/3 del loro peso corporeo che, per le specie che vivono in Italia, non supera i 35 g). Il che è causa di deperimento e, a lungo andare, della morte precoce. Inconveniente che può determinare l’abbandono degli ambienti divenuti loro ostili (come accaduto nelle aree urbane del nostro territorio, dove da tempo non si ha più modo di vedere, all’imbrunire, sfrecciare zigzagando molti di questi preziosi volatili). E poiché nel nostro ambiente vivono specie che si nutrono d’insetti (considerato che in una notte ne possano catturare fino a 1500), ivi comprese la Zanzare, il loro allontanamento, influisce negativamente nel mantenere il controllo della loro popolazione e sulla conseguente salute dell’ambiente;
- la vegetazione, in considerazione che la vicinanza di luci artificiali provoca stress alle foglie che, secondo diversi ricercatori, altera il normale processo fotosintetico, e quindi anche la riduzione della produzione del vitale ossigeno. Oltre a falsare la durata del giorno e della notte, che in molte specie, influenza: l’inizio e la fine dei periodi di fogliazione (apertura della gemme ed espansione delle foglie); il tasso di crescita; la forma della chioma e delle foglie; la formazione di organi di riserva; la caduta delle foglie in autunno; e la resistenza al gelo. Inoltre, la luce artificiale nuoce a diversi batteri e insetti che vivono in simbiosi mutualistica con le piante.
In definitiva, da quanto sopra esposto, si deduce che l’illuminazione artificiale notturna, oltre ad impedire di osservare ed esplorare le meraviglie del cielo stellato, produce, soprattutto, nelle aree fortemente urbanizzate, non trascurabili conseguenze che stanno richiamando l’attenzione degli studiosi per approfondire la conoscenza dell’entità degli effetti. Tanto che in Italia è stata istituita la “Giornata nazionale contro l’inquinamento luminoso” (altrimenti definito come “qualunque alterazione di luce naturale presente di notte nell’ambiente esterno di cui l’uomo è responsabile”) che ricade il 17 di ottobre.
Ed essendo ormai un conclamato problema per l’intera biodiversità (Varietà di organismi viventi nelle loro diverse forme e nei rispettivi ecosistemi), senza ovviamente escludere l’importanza dell’utilità dell’illuminazione ai fini della sicurezza personale e della circolazione stradale (anche se, un esperimento condotto in Francia, consistente nello spegnimento dell’illuminazione dell’autostrada, ha consentito, negli ultimi tre anni, di ottenere una diminuzione del 30% del numero e della gravità degli incidenti. Diminuzione attribuita al fatto che l’illuminazione aumentando la sensazione di sicurezza spinge i conducenti ad aumentare la velocità: causa principale degli incidenti), per evitare di peggiorare la già compromessa situazione, servirebbe un concreto impegno da parte degli Amministratori locali e dei titolari delle utenze private affinché, in occasione dell’installazione di nuovi impianti o dell’ammodernamento di quelli esistenti, non trascurino di verificare l’effettiva necessità e di optare per le tipologie ed intensità luminose, il più possibile, compatibili con il rispetto dell’ambiente naturale. Anche perché un’impostazione operativa in tal senso consentirebbe di realizzare molteplici non futili vantaggi, fra i quali una non trascurabile riduzione di impegno di spesa.