Storia: Il Decameron racconta Marino
01/08/2021
Marco Bellitto
Tra le novelle del Boccaccio più conosciute c’è la storia di Agnolella e di Pietro Boccamazza narrata da Elissa nella quinta giornata. Un amore quasi impossibile tra un rampollo della nobiltà romana, Pietro, forse figlio di quel Pietro Rotondo , entrambi nominati nel testamento del famoso cardinal Giovanni Boccamazza vescovo di Frascati, e una giovanissima popolana di Campo de’ Fiori, di una nota famiglia di ebrei romani, come suggerirebbe il nome del padre, Gigliuozzo Saulo (Paolo).I luoghi descritti nella storia, ben si addicono ad un viaggio che si conduce da Roma , Campo de’ Fiori, dove i due abitavano, attraverso la via Appia antica,sino ai boschi che circondano Marino. I due ragazzi decideranno di andarsi a sposare in gran segreto ad Anagni, dove Pietro ha degli amici fidati, perché osteggiati dai loro rispettivi genitori. Partiti di buon mattino da Roma a cavallo e percorse otto miglia si troveranno a sbagliare strada svoltando a sinistra invece che mantenere la destra. E’ proprio questo tragitto che si può interpretare in base a delle mappe del Cinquecento e del Seicento che ci indicano la viabilità antica dei luoghi. Il percorso più sicuro per Anagni era sicuramente quello che traversava il primo tratto della via Appia antica. Sappiamo infatti che pochi anni dopo i fatti narrati nella novella, il convoglio di ottanta asinelli carichi di monete d’oro, in viaggio da Anagni a Roma per ordine del Papa Bonifacio VIII, subì una rapina da parte dei Colonna, proprio sulla via Appia, presso il Mausoleo di Cecilia Metella (3 maggio 1297).
Ad otto miglia da Porta San Sebastiano si trovava la cosiddetta “Statio ad Nonum” dell’Itinerario Gerosolimitano così come un diverticolo che nella Carta del Parasacchi del 1637 è nominato “via anticha per Marino”,un sito oggi ricadente presso la attuale stazione ferroviaria di Santa Maria delle Mole.La esatta corrispondenza di questa antichissima strada romana con un diverticolo che ,nella Mappa del Contini del 1659, intercetta a circa due miglia esatte dalla via Appia, un “Castelletto” (Nota n° 10 a margine della stessa),trova riscontro nella descrizione del viaggio fatta dal Boccaccio. E’ proprio a due miglia dalla deviazione che nei pressi di un castelletto i due giovani vengono assaliti da dodici fanti. La Agnolella accortasi dell’agguato fuggirà nei boschi mentre Pietro catturato,verrà riconosciuto come amico degli Orsini, ”questi è degli amici de’ nemici nostri” e, spogliato dei vestiti ,verrà salvato dal provvidenziale intervento di 25 fanti probabilmente provenienti da un piccolo borgo a ridosso di Tor Messer Paoli, una proprietà degli Orsini lì confinante. Sono infatti questi gli anni in cui Riccardo figlio di Tebaldo degli Annibaldi, già podestà di Viterbo, era stato creato senatore di Roma insieme a Matteo Orsini (1292-1293).Sappiamo che le proprietà della famiglia Annibaldi si estendevano dalla via Appia sino alla via Latina, oggi via Anagnina: Jerusalem, un borgo fortificato su rovine romane oggi ridotto a fungaia nei pressi di Morena Centroni; Castel de Paolis, oggi rinomata casa vinicola ;il castello detto Borghetto dei Savelli all’XI miglio della via Latina e quello di Molara al XV miglio da cui “Annibaldi della Molara”.Torri e castelli medievali che si trovavano a controllare quell’asse viario della cosiddetta via Anziate o Cavona o Doganale che si snodava dalla costa tirrenica sino a Tivoli (via della transumanza) .I due giovani dopo essere scampati agli assalti dei loro aggressori (di parte ghibellina)dopo varie peripezie nei boschi lì intorno,si ritroveranno nel castello di Marino (di parte guelfa) al cospetto di una misteriosa figura femminile, signora dello stesso castello.Boccaccio la descrive non nominandone il nome, tanto doveva essere famosa lei come la stessa storia, come moglie di quel “Liello Orsini di Campo de’ Fiori” che possiamo identificare quasi sicuramente in quella Margherita Aldobrandeschi, Contessa Palatina di Sovana e Pitigliano che, dopo la morte del primo marito Guy de Montfort, aveva sposato nel 1292, Orsello, fratello minore del potente cardinale Napoleone Orsini di Marino.Un periodo storico molto travagliato, segnato anche dalla sede papale vacante che si protrasse fino all’agosto del 1294 quando, fu incoronato Papa Pietro da Morrone con il nome di Celestino V. Orsello quindi oltre che Conte Palatino di Pitigliano e Marino in virtù del matrimonio appena contratto, nel 1293 era stato eletto Podestà di Orvieto e comandante della cavalleria, alla testa di 1000 cavalieri e 5000 fanti aveva mosso guerra a Bolsena (disputa della Val del Lago).Dopo un lungo assedio il suo esercito ebbe la meglio con l’uso dei cosiddetti “trabucchi” riuscì a far breccia nelle mura e a mettere al sacco la città costringendola alla resa l’11 giugno del 1294.Tornando al racconto del Boccaccio, è proprio quest’assenza per la guerra del conte Orso dal castello di Marino che giustificherebbe quanta autorità Margherita Aldobrandeschi “la qual bonissima e santa donna era”, poteva avere nella decisione di far sposare i due innamorati nel castello di Marino a spese di suo marito e a farsi carico sempre a nome del marito di avere la dispensa delle loro rispettive famiglie. Considerando quante teorie sono state addotte per chiarire quali fossero i luoghi e i personaggi di questa novella, questa mia ipotesi porta nuove considerazioni e validi argomenti per una discussione su questa incredibile storia che Boccaccio ci ha voluto tramandare.
Marco Bellitto, Italia Nostra Sez.di Marino
Marco Bellitto
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01/08/2021 Articolo letto 989 volte |
Marco Bellitto Storico |
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