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Accorgimenti per l'erba infestante

 

 

 

Nazionali: Accorgimenti per l'erba infestante

Nazionali
14/11/2018
Domenico Brancato

 

Le alte temperature e le abbondanti piogge favoriscono la crescita della vegetazione infestante: come arrestarne lo sviluppo senza nuocere all’ambiente

Contrariamente a cosa accade se il prodotto impiegato per proteggere le piante dal parassita risulta essere più pericoloso del parassita stesso, per la salute dell’uomo e del patrimonio biologico del terreno.

Cioè quel che accade nel caso dell’uso del “Glifosato “(Chimicamente trattasi di un amino fosforico della glicina – C3H8NO5P - Denominato Roundup nella versione commercializzata dalla Monsanto) : un principio attivo utilizzato sin dal 1974 che, secondo molti studi, potrebbe rivelarsi tossico per l’ambiente e dannoso per la salute. Esso è utilizzato ampiamente per la pulizia dei margini stradali, delle strutture ferroviarie, del verde pubblico ed in agricoltura dove,  unito   alle sementi geneticamente modificate (OGM):   Soia, Mais, Colza e Barbabietola (il cui DNA è stato modificato  con l’aggiunta di un gene  per renderli resistenti all’erbicida) assicura il vantaggio dell’esclusione dei 4-5 interventi che, con diserbanti per la difesa di  piante non OGM, sono generalmente  necessari per il completo controllo delle infestanti.

I prodotti delle piante, così trattate, entrano poi nella catena alimentare umana attraverso il consumo di carne e suoi trasformati provenienti da animali nutriti con mangimi OGM ed altre forme di esposizione al glifosato, quali: l’effettuazione dei trattamenti, il  consumo di  l’acqua, di  bevande e  alimenti di origine vegetale  (pane, pasta, cereali e legumi,  sulle piante dei quali il glifosato viene spesso usato come disseccante, prima del raccolto).

In quanto diversi studi, hanno dimostrato come il glifosato sia in grado di contaminare il suolo, l’aria e le acque superficiali e profonde e quindi rappresenta una sostanza altamente tossica per l’ambiente, che incide sulla funzionalità degli ecosistemi (Insieme di organismi viventi e materia non vivente che interagiscono in un determinato ambiente in maniera organica e funzionale), degli habitat naturali, riducendone la biodiversità (Coesistenza, in uno steso ecosistema, di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio in funzione alle loro reciproche relazioni) e di conseguenza la buona salute della biosfera (Spazio circostante la superficie terrestre nel quale sussistono le condizioni adeguate allo sviluppo della vita animale e vegetale), degli esseri umani e dell’agricoltura.

Dal rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA – sui pesticidi (Prodotti che vengono impiegati per impedire che le colture vengano danneggiate o distrutte da malattie ed infestanti, quali: insetticidi, fungicidi, acaricidi, erbicidi, fitoregolatori e repellenti) emerge, infatti, che il glifosato sia una delle sostanze più diffuse nelle acque italiane.

Per cui la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca SUL Cancro) il 20 Marzo 2015 definiva l’erbicida come probabile cancerogeno, inserendolo nel gruppo 2 B, in relazione alla pericolosità per la salute umana. Anche se in passato era stato considerato uno dei pesticidi meno tossici per gli animali, e per questo mai contestato, in riferimento ai test eseguiti della Monsanto e approvati da Enti pubblici americani ed europei, che avevano concluso che “le varietà OGM resistenti al Roundup sono sicure per la salute umana”.

Affermazione contestata dall’autorevole “ Studio Sèralini “ nel quale si chiarisce che la differenza degli esiti fra il suo studio e quello della Monsanto sul Mais NK603, usato negli Stati Uniti fin dal 2000, anche per l’alimentazione umana, è  dovuta alla differente durata dell’indagine (che il protocollo  prevede in  non meno di  2 anni, per l’attendibilità dei test tossicologici del cancro)   ed ai diversi standard di ricerca adottati sullo studio del glifosato, che non va considerato come principio attivo isolato, bensì nella sua formulazione complessa commerciale, comprendenti coadiuvanti (prodotti che si aggiungono alla sostanza  base da cui si attende l’effetto principale) e tensioattivi (usati come agenti emulsionanti: atti a favorire la dispersione di un liquido sotto forma di particelle in un altro, come olio in acqua, nel quale rimangono completamente insolubili), più tossici del glifosato esaminato come sola sostanza attiva.

Inoltre il glifosato è un diserbante totale (che distrugge o impedisce la crescita di qualsiasi tipo di vegetazione), sistemico (che interessa tutta la pianta attraverso l’assorbimento ed il trasporto della sostanza  nell’apparato radicale) e, soprattutto un forte chelante, coè che dispone di un notevole potere legante nei confronti dei micronutrienti: ferro, manganese, zinco, rame, boro, molibdeno e  cloro,  che immobilizza,  rendendoli indisponibili per la pianta, con conseguente compromissione dell’efficienza nutrizionale.

In funzione di quanto sopra esposto e del Principio di Precauzione, basato sull’adozione di una condotta cautelativa riguardo la gestione delle questioni scientificamente controverse, da tempo, diverse campagne, contrarie all’utilizzo del glifosato, manifestano dissenso nei confronti del suo utilizzo e promuovono valide alternative per la lotta alle essenze infestanti. Cioè compatibili con i metodi di coltivazione biologica, com’è noto, impostati su produzioni finalizzati alla salvaguardia dell’Ambiente e sulla fornitura di alimenti privi di residui tossici.

Fra le proposte alternative più valide e, proprio per la natura delle materie prime del tutto naturali  adoperate per la loro preparazione,  esenti da effetti nocivi per l’uomo e l’ambiente, si ritiene meritino una particolare citazione i seguenti eco-diserbanti:

 

  • Natural Weed Control  (Controllo naturale della malerba): prodotto in Sardegna  dal team di ricerca coordinato da Daniela Ducato, leader di Edizero  -  Architettura of Peace (Architettura della pace), insieme a ORTOLANA  (Azienda appartenente al circuito Edizero  Produttrice di materiali ad alta tecnologia realizzati esclusivamente con surplus ed eccedenze vegetali, animali e minerali), utilizzando gli scarti della lavorazione della lana, estratti viti-vinicoli della varietà Malvasia, scarti della produzione dell’olio di oliva, estratti della pulizia delle arnie: propoli e miele e  materiali di risulta di altri prodotti agricoli,  opportunamente trattati.

Esso è nato dall’esigenza espressa dai numerosi Apicultori sardi di salvaguardare le Api (principali artefici, insieme alle farfalle, dell’impollinazione delle piante e della loro produzione) che versavano in condizione di grave pericolo, imputabile al disinvolto massiccio uso di sostanze tossiche utilizzate sulle coltivazioni e sul  verde urbano.

 L’innovativo antiparassitario viene miscelato all’acqua che, surriscaldata in modo graduale da uno specifico macchinario per diserbo a vapore (appositamente adattato dall’Azienda Cavalli & Cavalli), svolge la funzione di cappotto termico in grado di accumulare e trattenere  il calore,  fra gli 80  e i  98 °C,  all’interno delle cellule delle piante, garantendone  l’essiccazione già dal primo passaggio. Anche se per il controllo completo occorrono, mediamente, tre trattamenti l’anno. L’utilizzazione è finalizzata, alla protezione, con esiti del tutto soddisfacenti, degli orti, frutteti, piante farmaceutiche, vigneti e verde urbano, come dimostrano le crescenti richieste di approvvigionamento  a livello nazionale e mondiale: dalla Francia agli Stati Uniti e  dalla Cina al Madagascar.

L’azienda produttrice, nell’intento di estendere l’uso del prodotto ad ogni dimensione di esigenza, si prefigge, prossimamente, di realizzare confezioni impiegabili anche nella coltivazione di piccoli orti famigliari;

  • Nuovo erbicida naturale: ottenuto dagli oli essenziali estratti dalle “erbacce” dal ricercatore dell’Università di Pisa Stefano Benvenuti e dai suoi collaboratori.

I ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie e Farmacia dell’IniPi hanno immaginato, realizzato e testato (verificato) un erbicida naturale con il quale limitare l’impatto sull’Ambiente e i rischi per la salute dell’uomo derivanti dall’uso dei diserbanti tradizionalmente impiegati in agricoltura e fornire una valida alternativa ai progressivi divieti ed alle limitazioni dell’impiego di alcuni prodotti convenzionali, come il ben noto glifosato, in particolare.

La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Weed Research (Ricerca sulla malerba), è stata condotta sia in laboratorio che in serra ed è durata tre anni, per individuare le piante spontanee dalle quali estrarre gli oli essenziali in grado di produrre i più efficaci effetti diserbanti.

Benvenuti, nel commentare i risultati della sperimentazione, precisa come la soluzione adottata presenti anche dei vantaggi dal punto di vista economico, trattandosi di piante spontanee (Achillea, Assenzio annuale, Assenzio dei fratelli Verlot, Santolina delle spiagge e Nappola), che hanno costi agronomici limitati e, soprattutto, dal momento in cui la siccità colpisce pesantemente le coltivazioni, non richiedono particolari investimenti dal punto di vista idrico. Il che comporta che le 5 specie spontanee individuate, finora prive di utilità, possano, paradossalmente, trasformarsi in preziosa risorsa per l’uomo e per l’Ambiente.

Per quanto concerne l’utilizzazione, lo stesso Benvenuti afferma che il frutto del suo lavoro può essere usato con le stesse modalità dei diserbanti tradizionali, sia nella fase di pre-impianto delle colture e sia localizzandone la distribuzione in presenza della coltura stessa;

  • Diserbante naturale fai da te: modo tutto “green“ per eliminare le erbacce in maniera artigianale e nel rispetto dell’ambiente, specie lungo i vialetti, fra la ghiaia e la bordure. Infatti la soluzione erbicida si avvale di ingredienti semplici, economici e di comune uso in tutte le case: Acqua, Aceto e sale da cucina.

 La preparazione è semplice e consiste nel porre in un secchio  5 litri di acqua, in precedenza portata all’ebollizione, nella quale versare 1 Kg di sale  e mescolare il tutto fino ad ottenere una completa soluzione, alla quale vanno  aggiunti, continuando a mescolare, 1,5 litri di  aceto,   fino ad ottenere un composto omogeneo. Il diserbante appena preparato  va  distribuito con uno spruzzatore a pressione, reperibile in qualsiasi negozio di articoli per giardinaggio, con l’accortezza di non irrigare la vegetazione interessata  nei due giorni successivi al trattamento e di non praticarlo  se nei due giorni successivi si prevedono piogge.

Altri preparati del genere, tratti dall’esperienza maturata nel tempo dagli agricoltori, consistono:

  • In una soluzione composta da 1 litro di aceto bianco e 120 ml di succo di limone concentrato, da spruzzare direttamente sulle erbacce;
  • Nello spargere del sale sulle infestanti, prima e dopo averle annaffiate con acqua bollente, oppure spruzzandole con una soluzione composta da ½ litro di acqua bollente e 120 grammi di sale;

Insieme di indicazioni che consentono ad ogni interessato, in maniera  agevole, economica ed artigianale, di intraprendere la gratificante   pratica  della sperimentazione, sia per verificare l’efficacia o meno delle soluzioni descritte, che per acquisire l’abitudine ad adottare, in ogni occasione e per ogni esigenza, il procedimento più rispondente ad evitare il peggioramento delle condizioni del già malridotto ambiente.

A cura del Prof. Brancato

 

 

 

 

 

 

Domenico Brancato
14/11/2018
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