Adesso esiste la prova del Dna contro i proprietari incivili.
L’idea è nata dagli Amministratori di un condominio di Devon Wood, nel Massachusetts, che stanchi di rinvenire defecazioni canine negli spazi comuni, sui marciapiedi , sui viottoli e i prati dei parchi pubblici, lungo i viadotti e nelle aiuole e delle vane sollecitazioni rivolte ai proprietari degli amici a quattro zampe, per un maggiore impegno all’igienica convivenza, hanno escogitato il sistema per identificare l’animale e, di conseguenza, il detentore, attraverso il test del Dna sugli escrementi.
Constatata la drastica diminuzione delle deiezioni abbandonate per la deterrenza prodotta dal citato provvedimento, l’iniziativa si è estesa, in via sperimentale, in Spagna, in Inghilterra e, da circa due anni , anche in Italia, a partire da Napoli, nel quartiere del Vomero, con un progetto definito: “ Prevenzione della fecalizzazione canina sul territorio metropolitano “, grazie all’attuazione del quale è stata già ottenuta una riduzione del 70 % delle deiezioni in strada. Atri esperimenti del genere, assecondati da Coldiretti , in collaborazione con l’Associazione Italiana Allevatori – Aia – , le Amministrazioni Comunali e le Aziende Territoriali Sanitarie – Ats - sono in atto a: Livorno, Trieste, Cremona, Comuni di Malnate ( Varese ) e Villasanta ( Monza e Brianza ), per cercare di far prevalere una questione di civiltà e di rimuovere quel diffuso atteggiamento di noncuranza verso il bene pubblico e l’osservanza delle norme igieniche, in particolare.
Studi scientifici, Infatti, hanno dimostrato come gli escrementi dei cani stiano incrementando pericolosamente l’inquinamento, in quanto contengono una specifica tipologia di batterio capace di resistere agli antibiotici. Se si considera che un cane può produrre mensilmente fino a 18 Kg di feci, la cattiva abitudine del cospicuo loro abbandono sul suolo pubblico rappresenta un rischio sia per l’ambiente che per l’uomo e per gli stessi cani, poiché le feci non raccolte possono trasformarsi in focolai per la prolificazione di pericolose malattie.
Il procedimento per il conseguimento della descritta tipologia di intervento, in genere, trova rispondenza: in un’ordinanza del Sindaco a fare il prelievo ematico o di un campione salivare presso l’ospedale o centro veterinario dell’ ASL; nella catalogazione del campione prelevato; nell’invio all’Istituto Zooprofilattico o altro Istituto specializzato per l’esame del Dna; nell’istituzione del registro del Dna dei cani; nella raccolta del campione della deiezione abbandonata, da parte di un Operatore ambientale o una Guardia zoofila o un Vigile urbano; nell’ invio all’Istituto per l’individuazione del cane attraverso il raffronto tra il Dna del campione e quelli contenuti nella banca dati; nel Collegamento del proprietario al cane tramite l’iscrizione all’anagrafe canina; e nella comminazione della sanzione al trasgressore.
Il Ministero della Salute, infatti, già nel 2013 aveva reso noti i nuovi obblighi per i possessori di animali domestici: “ i cani non possono circolare nei luoghi pubblici senza guinzaglio e deve essere cura del padrone raccogliere le deiezioni con gli appositi sacchetti. Se non rispettosi delle regole, i trasgressori possono incorrere in multe i cui importi variano tra i 50 ed i 100 E “.
Dal punto di vista economico, il test del Dna ha un costo di circa 20 euro che , si ipotizza, non dovrebbe costituire un aggrazio di spesa per i cittadini, in quanto gli introiti provenienti dalle multe per le deiezioni non raccolte, secondo l’esperienza di alcuni Sindaci dei Comuni sedi della sperimentazione, compenserebbero gli oneri sostenuti dalle Amministrazioni. Anche se la disponibilità all’esborso di un piccolo contributo, si ha motivo di credere, non verrebbe negato dalla stragrande maggioranza della popolazione, pur di godere del beneficio di un ambiente vivibile e pulito.
Esigenza che si avverte in maniera sensibile nel nostro territorio, per la presenza di un notevole numero di cani e di buona parte di proprietari che trasgrediscono, disinvoltamente, le norme igieniche e di convivenza civile. Pertanto si ritiene esistano tutti i presupposti affinché la descritta iniziativa venga condivisa ed avviata anche dall’Amministrazione Comunale di Marino.
Ma in attesa che ciò avvenga, non si può non esprimere l’auspicio che gli abituali trasgressori, attuali o futuri, in previsione dell’applicazione di un sistema di controllo così infallibile per la loro individuazione, optino, sin d’adesso, per comportamenti più responsabili e scelte più consapevoli delle incombenze e dei doveri che comporta una razionale convivenza con l’ “amico o gli amici “ a quattro zampe.
In modo tale che la detenzione di un così potenzialmente prezioso animale, non sia la conseguenza dell’accondiscendenza alla occasionale richiesta di un Bambino ( in quanto al “Cucciolo” non si può attribuire la funzione di un inerte giocattolo, trattandosi di un essere vivente in rapida crescita che necessita di continue cure ed attenzioni ) o dell’assecondare un impulsivo desiderio di seguire la diffusa ed allettante tendenza alle passeggiate o al footing in compagnia dell’amico più fedele e protettivo, anche quando non si è in grado di:
A cura del Prof. Brancato
Domenico Brancato |
02/10/2018 Articolo letto 1.258 volte |
Commento di: Laura Campanell
In realtà mi sembra un assurdo, basterebbe informare meglio e creare un gruppo di Guardie ecozoofile attive nel Comune. La formazione e la prevenzione vengono prima della "punizione" specie se il tutto richiede una organizzazione non indifferente ed i cui esiti vedo molto fumosi.
Commento di: Alberto Ferranti
Veramente molto interessante l'argomento trattato nell'articolo che mi da l'opportunità di esprimere la mia opinione al riguardo. Sono uno dei tantissimi proprietari di cane di Santa Maria delle Mole e nei 37 anni vissuti in questa frazione ho visto crescere in maniera esponenziale case, persone e cani e ridursi il grado di civiltà dei padroni dei cani e la sensibilità degli amministratori comunali in merito all'ambiente e al decoro urbano della “periferia”.
La soluzione riportata nell'articolo, applicata in città e paesi evoluti è condivisibile anche se ritengo abbia alcune criticità che si scontrano inevitabilmente con la nostra peculiare realtà.
Occorrerebbe in primis rendere obbligatorio il prelievo ematico degli animali, costituire una banca dati ed effettuare controlli puntuali per accertare l'iscrizione dell'animale nell'anagrafe canina, altrimenti tutto sarebbe vano. Tutto ciò necessita di un investimento ed una organizzazione non da poco!
A proposito dei controlli: in 37 anni solo una volta ho incontrato quattro Guardie zoofile che, indossando una nuovissima divisa, fecero la verifica del microchip al mio cane lungo l'Appia antica. Qualcuno sa dove sono finite? Avete mai visto un Vigile fare una multa a chi gira con il cane senza guinzaglio o che lascia le deiezioni ben imbustate o al naturale lungo la strada?
Prima di pensare a costose soluzioni riservate a comunità di persone socialmente più organizzate, il Comune dovrebbe dotare Santa Maria delle Mole dei normali CESTINI e organizzare una raccoltà PUNTUALE del loro contenuto.
I cestini pubblici sono rarissimi e quei pochi sono traboccanti di tutto, intere zone ne sono completamente sprovviste e, guarda caso, da quando sono stati eliminati i cassonetti pubblici della spazzatura, il fenomeno delle deiezioni canine è venuto alla ribalta così come lo stato di degrado delle vie, dei marciapiedi e delle piazze invase dai rifiuti abbandonati e mai raccolti da chi dovrebbe effettuare periodicamente la loro pulizia.
E' vero, molti cittadini hanno un comportamento incivile, ma se non si elimina loro l'alibi della mancanza di appositi contenitori e la MULTISERVIZI continua ad effettuare il proprio lavoro in maniera sciatta, superficiale, incostante e inefficiente, non migliorerà mai il decoro del nostro territorio.
Commento di: Francesco Raso
Condivido in pieno il commento di Alberto (ti ho dato un applauso)
Queste sono le classiche idee partorite da quelle menti che non sanno pensare.
E' troppo facile delegare la soluzione di problematiche alla tecnologia, in questo caso tramite DNA.
Chi ha gettato questa idea sul piatto non ha la minima idea di cosa sia il DNA, di come lo si estrae e di quale livello di lettura ce ne sia bisogno.
Vogliamo parlare delle infrastrutture che devono obbligatoriamente essere messe in atto?
Veniamo a noi in Italia.
Si è citata la città di Napoli come se questa fosse già operativa.
E' stato alquanto semplice informarmi e, ovviamente, sono emerse tutte quelle problematiche e costi che rendono l'operazione non conveniente.
Vi riporto quanto scritto su "Il Mattino"
Si analizza il problema facendo capire in semplici parole quanto sia fuori portata questa iniziativa:
L'ordinanza sindacale che impone ai cani napoletani il test del DNA per stanare i proprietari poco civili, ha già fatto il pieno di critiche. Iniziamo col dire - come spiegano alcuni veterinari che abbiamo interpellato - che volendo proprio optare per questo tipo di test si poteva procedere prelevando la saliva del cane e non il sangue. Dunque, un metodo molto meno stressante per gli animali e soprattutto meno costoso. A proposito di prezzi: ogni esame costa all'incirca 30 euro (certo sulle grandi quantità si risparmierà, ma se moltiplichiamo 30 per 6.000 - sono all'incirca tanti i cani individuati solo nell'area Vomero-Arenella - il conto è presto fatto: 180.000 euro) una cifra che sale se si considerano anche le apparecchiature, i materiali e il personale.
Sì perché - spiegano i medici - si tratta di strumenti nient'affatto ordinari. Un aspetto accanto al quale va aggiunta una domanda: chi immetterà i dati nel data-base dell'anagrafe canina? E chi farà i controlli incrociati con i dati dei proprietari che non porteranno i cani a fare il test?
Senza considerare i costi per l'invio delle comunicazioni delle sanzioni e del personale che dovrà andare in giro a raccogliere escrementi. Inoltre - proseguono gli esperti - il test del DNA per essere affidabile al massimo, prevede dei marcatori-tratti; più tratti vengono analizzati più aumenta il costo dell'esame. Considerare pochi tratti rende il risultato poco preciso, pensiamo al caso di cani-fratelli. Per non parlare dei cani randagi di proprietà del Comune. E dunque del sindaco.
Insomma, un ginepraio. E allora viene da chiedersi: non sarebbe molto più semplice, efficace, economico e rapido far rispettare le norme già esistenti in base alla quali chi sporca e non raccoglie le deiezioni del proprio cane verrà multato - magari anche raddoppiando la sanzione - esattamente come chi non fa applicare il chip, anzichè infilarsi in un dedalo di contraddizioni e logoranti procedure?
Di esempi che funzionano ne è piena l'Italia e il mondo. Da Nord a Sud sono tante le città in cui i vigili destinati all'area ambiente girano muniti di lettori di chip e controllano il territorio. Come sono tanti i centri in cui i distributori di bustine gratuite sono quasi ad ogni angolo di strada. Per non parlare di aree verdi destinate solo ai quattro zampe di cui Napoli è praticamente sprovvista.
A Parigi, una metropoli e non certo un piccolo centro, ci sono i marciapiedi con strisce che delimitano lo spazio dove i cani possono lasciare i loro bisogni. Gli addetti del Comune puliscono a bordo di speciali moto aspira-escrementi e dopo tocca alle macchine che lavano la strada, ma spesso anche i netturbini passano le lance con l'acqua a pressione e fanno scivolare via tutta la sporcizia del marciapiede e dunque non solo le deiezioni. E ancora, in altre città francesi ci sono tombini contornati da righe che segnalano che lì Fido può fare ciò che gli scappa.
Pensate che in Italia la moto aspira-escrementi sia fantascienza?? Niente affatto. Sono diverse la città del Centro Nord, ma anche del Sud, come Barletta che le hanno in dotazione nella crociata per la tutela dell'ambiente.
A testimonianza del fatto che non serve prendere la strada più tortuosa o più eclatante per risolvere i problemi. E tantomeno serve alzare un gran polverone che finisce per travolgere in pieno anche quella fetta di umanità civile che ai propri cani ci tiene e che rispetta le regole. A proposito: dopo quest'ordinanza, quanti saranno i prossimi cani abbandonati in strada perché diventati troppo impegnativi?
fonte: Il Mattino
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