Culturalmente siamo orientati a sostenere che il termine salute sia un sinonimo di assenza di malattia, per questo, generalmente, affrontiamo l’argomento partendo dalla considerazione di patologie e di tecniche per la cura del corpo, perdendo di vista il nostro universo interiore.
Avete mai sentito parlare di Okinawa? è una delle isole Ryukyu, l’arcipelago giapponese che separa l’Oceano Pacifico dal Mar Cinese Orientale. La particolarità di questa isola è che proprio in questa zona le persone vivono più a lungo che in qualunque altra regione della terra. Tutti invecchiano sani, conducono vite autonome ed estremamente attive, molti di loro continuano a ballare, a praticare Tai Chi, Karate, a svolgere sport, a coltivare l’orto e praticare attività sociali.
L’ingrediente segreto di questa popolazione è concentrato in una parola giapponese: IKIGAI.
Il concetto di IKIGAI si riferisce alla capacità di vivere un’esistenza ricca di significato, che valga la pena di essere vissuta. Le persone dotate di un forte IKIGAI conducono vite piene, appaganti, attive e godono di una più alta aspettativa di vita. Nelle lingue europee non c’è un termine equivalente, possiamo pertanto tradurlo concettualmente come un’energia vitale capace di tradursi in salute psichica e fisica in proporzione alla sua intensità.
Il segreto degli abitanti di Okinawa dunque risiede nella loro attitudine, nella loro capacità di scoprire il proprio, IKIGAI, e dunque raggiungere lo stato d’animo di chi conosce e ha consapevolezza della propria esistenza e quindi sperimenta la gioia straordinaria di chi ha sempre di fronte a se dei progetti ricchi di senso.
Per avvicinarci al nostro IKIGAI, dice Ken Mogi, scienziato e ricercatore giapponese, possiamo cominciare ad interrogarci su delle semplici domande:
Rispondere a queste tre domande è fondamentale in quanto permette di definire tre grandi aree tematiche rilevanti per la nostra salute interiore:
Il metodo giapponese alla ricerca dell’IKIGAI è un viaggio meraviglioso alla scoperta delle nostre passioni, del senso della nostra vita, di ciò che illumina la quotidianità, del motore che ogni giorno ci da energia, la nostra ragione di esistere, con l’obiettivo di ottenere una vita lunga e felice.
Nell’ultimo decennio si è accesa, in Italia e non solo, una vera e propria disputa tra genitori e professionisti rispetto all’utilizzo del ciuccio. Alcuni sono pro altri categoricamente contro questa pratica. Ciuccio sì o ciuccio no? Come si deve ‘’schierare’’ un neogenitore?
L’obiettivo di questo articolo è quello di fare chiarezza, dal punto di vista prettamente logopedico, sui pro e i contro dell’utilizzo del ciuccio a partire dalle Linee Guida Internazionali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Iniziamo con l’analizzare il bambino e la sua ‘’bocca’’ dal punto di vista anatomico-funzionale. La cavità orale, i muscoli mimici (volto), la lingua, i denti, i muscoli masticatori, la faringe, la laringe e la cavità nasale fanno parte di un sistema definito Apparato Stomato-gnatico. Questo complesso sistema svolge importantissime funzioni tra cui respirare, deglutire e parlare. Queste tre funzioni sono correlate tra loro e vanno ad interagire con il complesso sistema posturale. Ne consegue che il giusto equilibrio funzionale dell’Apparato Stomato-gnatico aiuta un corretto assetto posturale.
Andiamo ora ad approfondire le suddette funzioni:
Torniamo ora alla domanda iniziale: ciuccio sì o no?
Il ciuccio è una tettarella di gomma, plastica, caucciù o di silicone che stimola il riflesso naturale della suzione. Si tratta di uno strumento artificiale non fisiologico nato per calmare e rilassare il bambino andando a stimolare una zona altamente recettiva. Si parla infatti di suzione non nutritiva, a differenza dell’allattamento al seno ed al biberon, considerati invece suzione nutritiva. L’unica attività assolutamente fisiologica tra le precedenti è sicuramente l’allattamento al seno. Ciuccio, biberon, pollice sono invece strumenti che promuovono una suzione di tipo artificiale e sono pertanto considerati un’abitudine viziata, soprattutto se il loro utilizzo è protratto oltre il tempo fisiologico di suzione.
L’uso prolungato di questi strumenti può portare il bambino a sviluppare problematiche di varia natura. Se facciamo riferimento, infatti, a quanto detto precedentemente rispetto alla correlazione tra respirazione, deglutizione e linguaggio va da sé che un ostacolo allo sviluppo di una di queste funzioni comporta un’alterazione delle altre. Mantenere una deglutizione di tipo infantile può portare a: respirazione di tipo orale; disturbi di linguaggio, difficoltà nella pronuncia di suoni, deglutizione deviata, problematiche ortodontiche, problematiche di natura otorina, problematiche posturali e cefalee.
Alla domanda ‘’il ciuccio sì o no?’’ la logopedista risponde: ‘’ Non si può dare divieti o obblighi senza avere una conoscenza del singolo caso. Ogni vissuto è diverso, ogni mamma è diversa, ogni bambino è diverso’’.
E’ bene però fornire alcune linee guide di utilizzo/non utilizzo.
Non è consigliabile quando:
È consigliabile quando:
Nel caso in cui si decida di utilizzare il ciuccio è bene seguire i seguenti accorgimenti:
Per approfondimenti, consigli e richieste specifiche rivolgersi a Logopedista Santa Maria delle Mole/Ciampino
Annalisa Muto
L’alimentazione è un determinante essenziale della salute e in una società fortemente globalizzata subisce l’influenza di tendenze e stili di vita dettati dalla società dei consumi.
In un mercato unico in cui prevalgono alimenti ad alta densità energetica, abbondanti di proteine e grassi, le colture si stanno progressivamente omogeneizzando, molti Paesi stanno perdendo la loro identità e si diffondono patologie e disturbi legati proprio all’alimentazione.
Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la prevalenza dell’obesità a livello globale è triplicata dal 1975 ad oggi; sono più di 1,9 miliardi gli adulti in sovrappeso, di cui oltre 650 milioni gli obesi, per non parlare dei bambini la cui stima arriva attorno ai 41 milioni. Nell’analisi delle cause che determinano l’eccesso di peso entrano in gioco molteplici fattori tra cui la predisposizione ereditaria, fattori ambientali e comportamentali, l’invecchiamento e le scelte alimentari. E’ importante considerare che il sovrappeso e l’obesità sono tra i principali fattori di rischio per le patologie non trasmissibili, quali le malattie ischemiche del cuore, l’ictus, l’ipertensione arteriosa, il diabete di tipo 2, le osteoartriti ed alcuni tipi di cancro, pertanto risulta di fondamentale importanza sviluppare programmi di educazione alimentare.
Un’ulteriore tendenza rilevabile negli ultimi anni è legata ai disturbi del comportamento alimentare, che consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico. In particolare nel mondo occidentale l’ideale di magrezza e di linea perfetta viene favorito dai mezzi di comunicazione di massa tradizionali e dalle piattaforme digitali intrise di stereotipi e canoni pubblicitari. Così i numeri rilevati e rivelati dalla bilancia, valicano l’oggettività, connotandosi di valori e significati soggettivi, suscitando estrema attrazione o forte repulsione, oggetto di stress, frustrazioni o soddisfazioni. La disinformazioni in maniera fuorviante porta a crede che il peso sia l’indicatore ancestrale della nostra salute. Proprio per questo insieme alla Dottoressa Biologa Nutrizionista Elena Balzani del centro Fisioterapico Fisiologic Mira di Santa Maria delle Mole, abbiamo scoperto un’importante informazione circa questo prezioso dato:
“In realtà il peso, da solo, non può rappresentare l’unico valido indicatore dello stato di salute, è necessario considerare delle informazioni aggiuntive: parametri fisici, metabolici e psichici. Non si tratta di minimizzare ad un numero visto e rivisto sulla bilancia, ma di pensare più in grande. Immaginiamoci chi siamo, di cosa siamo fatti, cosa abbiamo vissuto e viviamo ancora, i percorsi intrapresi e magari anche falliti, immaginiamo la nostra storia clinica e la nostra storia personale. La nostra persona è molto più del peso sulla bilancia. Nella scala delle priorità fisiologiche il voler raggiungere certi modelli estetici, è una cosa futile. Tutti possiamo perseguire e raggiungere parametri salutistici, non tutti possiamo restare nei canoni estetici del momento. Accettarlo e comprenderlo è il primo passo per non inseguire false promesse, ma per raggiungere obiettivi concreti e su misura per noi. Acquisire un corretto stile di vita che comprenda lo svolgimento di attività fisica e la giusta alimentazione (assolutamente non restrittiva), comporta un investimento di tempo ed energie, tanto maggiore quanto grande è l’esigenza metabolica iniziale. Il cammino può essere lungo e tortuoso, e implica una scelta verso il cambiamento che sarà vero, radicale e duraturo. Nessuna impresa grande che si ricordi è stata realizzata in poco tempo, per questo lasciatevi guidare e accompagnare passo dopo passo, senza pretendere troppo da voi stessi. Guardate avanti nel vostro percorso e contate i vostri successi, non i fallimenti, non sopravvalutate le mete raggiunte, ma piuttosto godetevi il viaggio.”
Da questo confronto abbiamo maturato un’importante consapevolezza Il nostro aspetto racconta una storia, quella di ciascuno di noi, comunica chi siamo e le scelte che facciamo. La bellezza è intrinsecamente legata alla salute ed entrambe sono determinate dalla nostra attitudine e dalla capacità di fare le scelte giuste.
La digitalizzazione, la rivoluzione di internet e l’espansione dei mercati hanno profondamente modificato gli stili di vita, comportando forti ripercussioni sui tutti i settori economici e i meccanismi di assistenza sociale. Il settore della salute, valicando la sfera propriamente pubblica per ridurre l’onere della spesa sanitaria, consolida la sua presenza nel settore privato, maturando consapevolezza circa l’importanza e la centralità del ruolo attivo dei pazienti. Insieme allo staff del centro di fisioterapia Fisiologic Mira di Santa Maria delle Mole abbiamo analizzato come questo scenario sia caratterizzato da tre microtendenze, quali:
1. La rivoluzione digitale che ha letteralmente azzerato le distanze, almeno per quanto riguarda la possibilità di comunicare, ha reso il mondo fortemente connesso e privo di barriere spazio temporali. Con l’introduzione della telemedicina, assistiamo a profondi cambiamenti circa il controllo e l’approccio alla salute e alla trasformazione delle modalità di erogazione dei servizi sanitari. Tale scenario ha fornito un contributo significativo circa l'aumento dell’efficacia e dell’efficienza delle prestazioni sanitarie; la possibilità di accesso ai servizi e alle strutture; la continuità delle cure mediche e il monitoraggio oltre le strutture sanitarie.
2. Evoluzione dei modelli di riferimento e del modo in cui le persone si rapportano con il proprio corpo e la salvaguardia del proprio benessere: assistiamo a un’evoluzione del concetto di benessere di cui la salute è solo una piccola parte. La nuova tendenza si manifesta in molteplici modi, toccando diversi aspetti della vita quotidiana, spaziando dall'alimentazione salutare fino alle cure termali, passando per i trattamenti estetici più o meno invasivi, alla ricerca di soluzioni che riescano a rallentare, se non invertire, l’effetto dello scorrere degli anni. Il settore dell’health care si lega fortemente a quello del benessere per i seguenti fattori:
2.1 l’invecchiamento della popolazione che genera un incremento del bisogno di visite specialistiche, d’interventi e di farmaci, introduce alla sfida della prevenzione. L’obiettivo, che coinvolge tutto il settore, è quello di individuare soluzioni per aumentare l'efficacia delle terapie attraverso il miglioramento della compilance del paziente a livello preventivo, mediante il cambiamento del suo stile di vita, così da ridurre i costi derivanti dall'uso di servizi sanitari onerosi.
2.2 La tendenza alla sacralizzazione del corpo che è sempre più “utilizzato come oggetto catalizzatore e forma dei desideri, come strumento di significato e spazio simbolico sul quale incidere nuovi linguaggi e nuovi riti” (Maura Franchi 2007). Nelle società contemporanee, il settore dell’health care si intreccia a quello del benessere in quanto il controllo sull’immagine di sé, diviene costante e ossessivo, definito sempre più uno strumento di realizzazione sociale. Tale fenomeno viene, ancora una volta, favorito dalle nuove tecnologie e dispositivi che permettono di superare i limiti imposti dalla natura e alterare la realtà, così da perseguire i modelli estetici socialmente accettati.
3.Ascesa del super paziente: abbiamo descritto come le tecnologie di comunicazione istantanea e i nuovi media hanno cambiato in maniera radicale il modo di comunicare tra le persone, favorendo una nuova consapevolezza e un nuovo modo di partecipare alla vita di relazione. Questa spinta alla digitalizzazione dei rapporti umani influenza anche il modo di gestire la propria salute e quella delle altre persone. Tale processo si fonde con la macrotendenza dell’invecchiamento della popolazione e dei tagli ai servizi sanitari, comportando per il singolo la necessità di far fronte alla cura del proprio corpo in maniera autonoma e indipendente. L’informazione, ubiquitaria come l’ossigeno, permette di sviluppare conoscenza, maggiore autonomia e aumentare la consapevolezza su temi specifici. La conoscenza, unita alla pratica dell'uso, porta a un empowerment del consumatore, che in virtù di ciò si sente autonomo e non necessita di alcun interlocutore per effettuare le sue scelte. La rivoluzione del web, con il suo proliferare delle informazioni, pone le basi per un riequilibrio delle conoscenze tra chi le utilizza e chi offre un prodotto-servizio, favorendo così la co-creazione degli stessi. Grazie alla rivoluzione digitale chiunque può teoricamente informarsi sulle proprie patologie e decidere prontamente quando consultare il medico per risolvere un problema. Il sondaggio "E-Health tra bufale e verità: le due facce della salute in rete” indica che oltre l’88% degli italiani, consulta il web quando ha bisogno di informazioni sulla salute e il 44% ritiene che rivolgersi a internet sia poco o per nulla rischioso.
Sulla base di tali riflessioni osserviamo come il settore della salute tradizionale stia valicando la cura e la fornitura di prodotti per la necessità aprendosi all’ l’industria del benessere proattivo, che:
“fornisce prodotti e servizi a persone tendenzialmente sane, con l'obiettivo di farle sentire ancora più in forma con un aspetto migliore, rallentando gli effetti dell'invecchiamento e prevedendo lo svilupparsi di possibili malattie. Le persone volontariamente decidono di far parte dell'industria del wellness”. (Pilzer 2002)
La terapia a onde d’urto è un metodo di trattamento in cui, una zona del corpo, che sta arrecando dolore e disturbi, viene trattata attraverso l’emissione delle “onde d’urto” radiali. Il metodo di trattamento è ideale per le condizioni muscoloscheletriche croniche e complesse. Oltre alla riduzione dei dolori permette di rigenerare il tissuto leso e l’interruzione di calcificazioni e fibrosi.
Come vengono generate le onde d’urto?
Il macchinario è caratterizzato da un manipolo in cui si trova un proiettile che viene azionato da un generatore elettromagnetico, che accelerandosi ad alta velocità trasmette energia cinetica all’applicatore del manipolo. Attraverso una frequenza e una pressione variabile e regolabile le onde d’urto si diffondono espandendosi radialmente nella cute e vengono assorbite dal corpo.
Quali risultati si possono ottenere?
Lo staff dello studio di fisioterapia Fisiologic Mira, di Santa Maria delle Mole, ci spiega che La terapia a onde d’urto offre numerosi benefici per il paziente che da anni soffre di disturbi cronici e patologie difficili che non hanno ottenuto beneficio da altre terapie conservative (mediche, farmacologiche e/o fisioterapiche) o può rappresentare un’ultima alternativa prima di un intervento chirurgico. Il trattamento permette di alleviare il dolore attraverso l’iperstimolazione dei sensori del dolore e attivando la sostanza P ( Neuropeptide) e i suoi ottimi risultati sono ampiamente documentati dalla letteratura scientifica internazionale.
Quanto dura il trattamento?
Il trattamento è di breve durata, dura circa 10 minuti e generalmente viene integrato con terapia fisioterapica manuale e strumentale ( come Hilterapia o Tecarterapia). Solitamente si effettuano cicli di 3-5 sedute con una frequenza settimanale.
Per quali disturbi è indicata?
Hanno validità scientifica?
Si, è una forma di terapia affidabile e scientificamente dimostrata per numerosi disturbi.
La rieducazione motoria o chinesiterapia etimologicamente deriva dall’unione di due parole greche “kinésis” (movimento) e “therapeía” (cura o rimedio) dunque significa letteralmente metodo di cura attraverso il movimento di uno o più distretti corporei. Mediante la terapia manuale il fisioterapista contrasta la limitazione articolare “forzando” progressivamente il movimento, in sedute che hanno una durata compresa tra i 30-60 minuti, con un'intensità che deve rispettare i tempi di guarigione, senza procurare effetti collaterali come il dolore. In tal modo, sarà possibile riacquistare gradualmente la mobilità articolare su tutti i piani fisiologici.
La rieducazione motoria viene organizzata in 3 step:
E’ proprio durante questo ultimo step che all’interno del centro fisioterapico Fisiologic Mira di Santa Maria delle Mole lo staff propone ai pazienti un metodo riabilitativo innovativo, la rieducazione motoria funzionale.
Il metodo prevede il coinvolgimento del paziente nell’esecuzione di attività ed esercizi volti al recupero della mobilità articolare, del tono muscolare, degli schemi posturali e motori originali integrando alla chinesiterapia esercizi a corpo libero, attività con piccoli attrezzi e l’utilizzo del TRX Suspension Traininig un attrezzo unico, che permette di lavorare sulla forza, sull’equilibrio, sulla resistenza, sulla flessibilità e sui muscoli della postura. La rieducazione motoria funzionale punta a migliorare il corpo nella sua interezza sviluppando forza, agilità, velocità, resistenza, potenza e coordinazione. Il metodo è volto a lavorare sull’equilibrio, sulla resistenza, sulla flessibilità, sui muscoli e sulla postura e maggiormente a prevenire gli infortuni.
In questo articolo esamineremo gli aspetti che caratterizzano il metodo della rieducazione posturale globale Souchard e lo faremo insieme allo dottoressa Benassi Antonella, posturologa e fisioterapista dello studio di Fisioterapia Mira di Santa Maria delle Mole.
La rieducazione posturale globale (R.P.G) è un metodo originale e rivoluzionario di riabilitazione osteo-muscolare e fa parte delle discipline terapeutiche che considerano l’essere umano nella sua globalità, osservandolo da un punto di vista strutturale e funzionale.
Si differenzia dalla ginnastica posturale classica per la diversa interpretazione della debolezza muscolare. In questo approccio terapeutico viene ritenuto debole non solo il muscolo poco allenato ma anche quello che lavora troppo in quanto poiché i muscoli sono strutture elastiche, l’eccessivo lavoro ne comporta l’irrigidimento e la perdita di elasticità. La debolezza può comportare disturbi, squilibri e scompensi in distretti muscolo scheletrici anche distanti.
Nelle sedute di rieducazione posturale globale ogni muscolo viene considerato all’interno di un sistema complesso, quello delle catene muscolari. Attraverso posture attive e progressive viene intrapreso con il paziente un lavoro di rinforzo muscolare per i muscoli poco allenati (ipotonici) e di allungamento per quelli che hanno perso l’elasticità (rigidi e ipertonici). Il metodo di riabilitazione ha come obiettivo finale il ripristino globale dell’equilibrio statico e dinamico del corpo. Il trattamento, qualitativo, si basa su posture di stiramento progressivo e attivo dei muscoli lavorando sulle cause dei disturbi e non più sulle conseguenze, mirando dunque ad un quadro di obiettivi a medio/lungo termine, che permettano di trarre benefici nel corso del tempo.
Le patologie interessate:
La R. P. G. si basa su tre principi fondamentali: