L'allattamento è quel processo fisiologico con il quale una femmina di mammifero nutre il proprio neonato per il primo periodo di vita, attraverso la produzione e l'emissione di latte dalla mammella. L’allattamento al seno può essere considerato il proseguimento naturale della gravidanza, durante la quale la madre ha protetto e nutrito il suo bambino. Oltre ad essere un atto fisiologico e naturale, ha una grande rilevanza in termini di salute pubblica: i benefici dell'allattamento esclusivo sul corretto sviluppo del bambino e sulla prevenzione di numerose malattie sono da tempo riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che considera l'allattamento uno degli obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale. L’Unicef, l'agenzia delle Nazioni Unite per la protezione dell'infanzia, dal canto suo ricorda che la diffusione dell'allattamento potrebbe evitare ogni anno nel mondo la morte di 1,4 milioni di bambini. Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi articoli che descrivono l’allattamento al seno come un’attività protettiva rispetto all’obesità infantile, al diabete giovanile e all’ipertensione arteriosa oltre a creare un particolare rapporto affettivo tra madre e figlio.
Il Ministero della salute ha pubblicato le ‘’Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell'allattamento al seno’’ riconoscendo e sottolineando l’importanza di questo atto per la nutrizione nella prima infanzia (esclusivamente al seno fino a sei mesi per continuare poi, con adeguati alimenti complementari, fino a che la madre e il bambino lo desiderino, anche dopo l’anno di vita).
In questo articolo cercheremo di rispondere alle più comuni domande che le neomamme si pongono.
Perché allattare al seno?
La dinamica che il bambino mette in atto durante la suzione al seno è una vera e propria ginnastica per le strutture oro-facciali in vista di un corretto sviluppo delle strutture ossee e muscolari e conseguente prevenzione di problematiche deglutitorie e di linguaggio.
In un precedente articolo ‘’Mamma mi dai il ciuccio?’’ ho analizzato a fondo la stretta correlazione tra funzioni orali (deglutizione, respirazione ed articolazione del linguaggio) e apparato stomato-gnatico (cavità orale, i muscoli mimici, la lingua, i denti, i muscoli masticatori, la faringe, la laringe e la cavità nasale). Durante l’allattamento il bambino, attaccandosi al seno, stimola la suzione ovvero quel meccanismo di ingestione di liquidi derivante dalla spremitura del capezzolo. La suzione è un riflesso, un istinto automatico del bambino presente già prima della nascita. Tale riflesso andrà poi fisiologicamente a scomparire con lo sviluppo psico-motorio del bambino e l’incrementare di cibi differenti dal latte materno (svezzamento e nutrizione adulta).
Da un punto di vista anatomo-fisiologico la suzione si compie grazie all’attivazione dei movimenti delle labbra, delle guance, della lingua, della mandibola, del mascellare superiore e dei muscoli facciali. Durante questo meccanismo ben coordinato, si attiva la respirazione nasale (data dal sigillo delle labbra attorno al seno). Nel complesso, questo armonico gioco di strutture va a favorire uno sviluppo cranio-facciale equilibrato.
Oltre che un equilibrato sviluppo muscolare ed osseo, con la suzione al seno la muscolatura della bocca si allena ponendo i prerequisiti per una corretta articolazione dei suoni del linguaggio.
Studi hanno inoltre evidenziato che il bambino allattato al seno durante i primi mesi di vita è meno portato a sviluppare abitudini di suzione parafunzionale o deviata (succhiamento di ciuccio, pollice o altro).
Che differenza c’è tra latte materno e formula artificiale (o formula)?
Tutte le associazioni di pediatria e di ginecologia sono concordi nell’affermare che il latte materno è l’alimento più adeguato a garantire una crescita sana del neonato. Il latte materno è un vero e proprio tessuto biologico vivo, specifico per la specie a cui appartiene e dinamico in quanto capace di modificarsi continuamente in base alle esigenze del bambino. Il latte materno cambia composizione durante l’allattamento (dal colostro dei primi giorni al latte maturo delle settimane e dei mesi successivi), durante la stessa poppata (più liquido all’inizio e più corposo e calorico a fine poppata), durante la stessa giornata (più liquidi e dissetante al mattino e più denso la sera). Il latte materno è un alimento ricco non solo di nutrienti ed energia ma anche di componenti importanti per la salute e l’immunità del bambino quali anticorpi, ormoni e fattori di crescita. Per queste semplici ragioni la formula artificiale non potrà mai essere uguale al latte materno, ma sarà sempre, come dice la parola stessa, qualcosa di artificiale, creato dall’industria per sostituire l’originale, cioè il latte materno.
Il latte materno è prodotto dall’attività di suzione del bambino: più la mamma alimenta il piccolo al seno più il latte viene prodotto. Quando il bambino succhia al seno dà l’input alla mamma di produrre il latte, più il bambino desidera succhiare al seno, più l’attività ormonale si attiva per la produzione. Per questo, è consigliabile, soprattutto durante i primi tempi di allattamento, alimentare il bambino al bisogno e non ad orario. Inoltre, il latte materno possiede la giusta temperatura e presenta caratteristiche digestive adeguate alla maturità gastrointestinale del bambino tali da non determinare, tendenzialmente, stitichezza, coliche gastriche e reflusso patologico. Da quest’ultima affermazione ne consegue che il ridotto rischio di risalita del latte verso l’alto diminuisce la probabilità di infezioni delle vie respiratorie (polmonite, bronchite e disordini catarrali) e dell’orecchio medio.
Che la formula sia oggi sempre più disponibile e che l’industria cerchi sempre più di migliorarlo e renderlo simile a quello materno è una gran fortuna e garantisce la sopravvivenza e la crescita di quei bambini che realmente non possono ricevere latte materno. È importante capire che questo alimento dovrebbe essere lasciato come ultima scelta, in quei casi in cui non se ne possa realmente fare a meno. A tal proposito l’OMS considera la formula industriale la quarta scelta per i neonati, dopo il latte materno succhiato dal seno, il latte materno spremuto (per esempio con il tiralatte) e il latte di un’altra donna (le balie di una volta) e chiarisce quali siano le uniche condizioni in cui realmente si dovrebbe utilizzare latte formulato:
- Lattanti con galattosemia, un raro errore innato del metabolismo (possono essere allattati parzialmente);
- Madri con infezioni da HIV/AIDS
- Madri con lesione attiva da Herpes simplex sul capezzolo o Herpes zoster (almeno finché è in atto l’infezione);
- Lattanti di madri con tubercolosi attiva e non trattata;
- Quando una madre che allatta riceve radio-isotopi per diagnosi o terapia;
- Madri che assumono farmaci non compatibili con l’allattamento al seno a causa di problemi di salute (chemioterapici, povidone iodato, iodi 131 radioattivo, sedativi, antiepilettici, oppiacei etc.).
Esistono inoltre casi in cui il bambino necessita di supplemento, oltre al latte materno, per un periodo limitato:
- Nati con peso inferiore a 1500 g;
- Nati a meno di 32 settimane di gestazione;
- Neonati a rischio di ipoglicemia per un difetto di adattamento metabolico o per un’aumentata richiesta di glucosio.
Che differenza c’è tra capezzolo e tettarella artificiale?
Per estrarre il nutrimento dalla mammella il neonato deve mettere in atto una dinamica ben diversa da quella utilizzata per la suzione del biberon. A differenza della tettarella del biberon, il capezzolo non contiene latte e succhiare non basta. La bocca deve premere sui seni lattiferi posti dietro il capezzolo e questa pressione può essere esercitata solo se il piccolo è attaccato al seno in modo corretto. La suzione implica due componenti ugualmente importanti: la creazione di un vuoto, cioè di una pressione negativa esercitata dalla bocca, e l’azione di spremitura della mammella determinata dal movimento della mandibola. Il movimento si compie non solo verso l’alto e il basso, ma anche in avanti e indietro grazie all’azione della lingua del bambino e consente una spremitura in particolare della parte inferiore della mammella.
Una buona tecnica di suzione è possibile solo con un buon attacco del bambino al seno. Ed è su questo che bisogna insistere fin dalle prime poppate. Ecco i consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
- La bocca del bambino è spalancata con il labbro inferiore girato in fuori.
- Il capezzolo arriva in profondità nella bocca del bebè.
- Le labbra e le gengive del bambino premono contro l’areola creando un vero e proprio sigillo.
- Il labbro inferiore si trova un po’ più lontano dalla base del capezzolo rispetto a quello superiore.
- La lingua è posta sotto l’areola, a coprire la gengiva e il labbro inferiore, ed estrae il latte, comprimendo il capezzolo contro il palato, con un movimento a onda.
Durante l’allattamento dal capezzolo materno, le labbra del piccolo si atteggiano in posizione circolare, si determina così una contrazione delle labbra e bocca, un buon sigillo intorno all’areola che impedisce la fuoriuscita del liquido. Diversamente durante l’allattamento con biberon è la tettarella che garantisce per propria conformazione tale sigillo e quindi si determina una scarsa attività della muscolatura periorale.
Nel caso della fisiologica suzione al seno la lingua si comporta da pistone aspirante determinando una pressione intraorale negativa da cui dipende l’aspirazione intrabuccale, essenziale per la suzione del latte; le cose cambiano notevolmente nell’alimentazione al biberon dove la tettarella porta la lingua e la mandibola indietro e non determina la fisiologica stimolazione della muscolatura periorale.
Per quanto riguarda invece la mandibola, questa nella suzione al seno, diversamente dall’allattamento artificiale, non viene spostata indietro ma si solleva, spingendo l’apice linguale verso l’alto in modo da comprimere il capezzolo contro il palato duro. Tutto ciò non è possibile nell’allattamento al biberon in quanto il latte arriva in maniera continua, ed è la punta della lingua che cerca di bloccare tale afflusso per coordinare la respirazione. Infatti, un problema da non sottovalutare in caso di allattamento al biberon è il flusso non controllato di latte in caduta libera. Se il flusso è eccessivo si espone il bambino a un maggior rischio di rigurgito o tendenza a deglutire aria. Per evitare questi inconvenienti è bene mantenere un’inclinazione progressiva: la tettarella deve, cioè, essere sempre piena di latte. Questo si ottiene inclinando a 45° la bottiglia con la formula. Inoltre, tenere il bebè in posizione semi-verticale ridurrà la probabilità di mancata coordinazione fra respiro e deglutizione, dovuta a un flusso di latte mal gestito.
Perché mio figlio non si attacca?
Partiamo dal presupposto che, in linea generale, tutte le mamme che hanno partorito sono in grado di allattare e tutti i neonati sono, potenzialmente, in grado di essere allattati. Ci sono però frequenti casi di rifiuto del seno da parte del neonato. Se ciò avviene dobbiamo tener conto che il bambino non sta rifiutando la sua mamma, sta semplicemente esprimendo una difficoltà. È importante capire la causa, chiedendo aiuto ai professionisti (ostetriche, ginecologi, pediatri, osteopati neonatali etc.) ed avviando, ove necessario, interventi precoci. Prematurità, anestesia materna durante il parto, ittero, parto traumatico, infezioni, malattie croniche, frenulo corto, labio-palatoschisi tensioni craniche derivanti da utilizzo di ventosa (etc.) possono causare difficoltà di suzione. Anche un lungo distacco tra la mamma ed il bambino appena dopo la nascita potrebbe aver comportato difficoltà a stimolare la produzione di latte. L’allattamento al seno è favorito dall’incontro e dalla vicinanza tra il neonato e la mamma subito dopo il parto: è importante che stiano vicini, pelle a pelle, così che il neonato possa subito trovare la fonte nutrizionale ed attaccarcisi. Quando il neonato si attacca al seno induce, con la sua suzione, la produzione del latte. Il primo contatto è fondamentale ed indispensabile: quando il piccolo, per qualche motivo, viene allontanato dalla mamma ed entrambi vengono privati di queste prime esperienze, la nutrizione al seno può essere sfavorita perché non si attiva adeguatamente la produzione del latte.
Un altro problema sono le “aggiunte”: se il bambino non mangia ovviamente si interviene con il latte artificiale e il bambino potrebbe abituarsi al biberon, decisamente meno faticoso del seno e più immediato.
Ma se proprio non riesco?
È diritto di ogni donna allattare, è diritto e dovere di ogni donna informarsi al riguardo. Ma se ciò non può avvenire? La mamma non può farsene una colpa e la gioia di essere mamma non può essere rovinata dal senso di colpa di non riuscire ad allattare. È bene, pertanto, abbandonare ogni convinzione e stereotipo e viversi la maternità con la propria personalità accettandosi per ciò che si è. L’importante, a mio avviso, è informarsi e rivolgersi ai professionisti per essere guidati in questo meraviglioso percorso.