L’Agenzia delle Entrate comunica che, secondo l’articolo 1, comma 19 della legge 30 dicembre 2023, n.213, l’importo del Canone di abbonamento alla televisione per uso privato, per il corrente anno, è stato ridotto a 70 (anziché 90) euro l’anno. Ed inoltre, con la risoluzione n. 1/E del 05/01/2024, esplicita gli importi e le modalità di pagamento, relativi alle varie casistiche che possono presentarsi dopo le modifiche introdotte dalla legge di Bilancio, come di seguito indicato:
- non cambia nulla, per coloro che hanno il canone RAI addebitato direttamente nella bolletta della luce e per i pensionati che hanno deciso di farsi trattenere il canone dall’assegno previdenziale. In quanto l’importo di euro 5,90 mensile sarà addebitato, da gennaio a ottobre, nella fattura energetica a cura del fornitore e dall’IMPS o dall’Ente incaricato alla corresponsione dell’Assegno. Stessa modalità vale per i residenti in immobili in affitto, titolari di contratto per fornitura elettrica, che utilizzano un apparecchio televisivo, anche se, come per gli affitti ammobiliati, appartenente al proprietario dell’appartamento;
- tramite il modello F24, con codice tributo 7VRI, nel caso nessun componente del nucleo famigliare, tenuto al versamento del canone, sia titolare di contratto elettrico di tipo domestico residenziale. Pagamento da effettuarsi: entro il 31 gennaio (annuale); il 30 aprile e il 31 luglio (semestrale); e il 30 aprile, 31 luglio e 31 ottobre (trimestrale), rispettivamente per un importo di euro 70 - 35,73 e 18,62;
- ancora con modello F24 da utilizzare per il pagamento all’Agenzia delle Entrate, da coloro che fruiscono della fornitura elettrica proveniente da reti non interconnesse con quella di trasmissione nazionale (comprese nell’elenco allegato al decreto del 13 maggio 2016, n.94). Oppure dall’inquilino che, disponendo di un apparecchio televisivo, non abbia effettuato la voltura dell’utenza elettrica;
- mediante bonifico, in euro, in favore del bilancio dello Stato utilizzando, per il rinnovo dell’Abbonamento e per i nuovi Abbonamenti, le seguenti coordinate: Codice IBAN IT95O076010100000000003103 – Codice BIC BPPIITRRXXX e IT16Z07601010000000000 – Codice BIC BPPIITRRXXX, ed inserendo, in entrambi i casi, il Codice fiscale del contribuente, il Codice Tributo (TVRI in caso di rinnovo e TVNA per nuovo abbonamento); e l’anno di riferimento. Nel caso di cittadini non residenti in Italia, detentori di un apparecchio televisivo in abitazione a loro disposizione in Italia, e non titolari di un conto aperto presso Poste Italiane, o presso una filiale di una banca con sede in Italia;
Dall’ esenzione del pagamento del canone, invece, possono beneficiare, previa presentazione all’Agenzia delle Entrate (Collegandosi al sito e seguendo le indicazioni, tramite CAF in forma telematica, o con raccomandata senza busta al Sat – c.p. 22 Torino ) della sottoscrizione di Dichiarazione Sostitutiva e la copia di un documento di riconoscimento in corso di validità, i cittadini che dispongono di uno dei seguenti requisiti:
- detenzione di un’utenza elettrica ma nessun televisore o computer (PC) in casa;
- far parte di una famiglia che già paga il canone in un’altra abitazione, come: gli studenti fuori sede e i lavoratori che risiedono in altra città rispetto alla propria residenza anagrafica o che possiedono una seconda casa. Poiché pagano già il canone relativo all’abitazione principale;
- aver compiuto 75 anni, con reddito proprio e del coniuge entro gli 8.000 euro e senza conviventi con reddito;
- essere diplomatici e militari stranieri;
- essere militari o personale civile della NATO;
- essere funzionari o impiegati di Consolati e Organizzazioni internazionali.
Mentre per disdire il pagamento del canone, occorre presentare, seguendo le modalità d’inoltro di cui sopra, la Dichiarazione Sostitutiva per non detenzione dell’apparecchio televisivo.
Tenendo presente che il canone va pagato anche se si utilizza il televisore solo per guardare una serie Netflix (servizio che offre una varietà di serie TV, film, documentari, ecc. su una vasta gamma di dispositivi), contenuti su piattaforme (vedi You Tube) collegate all’apparecchio, o ricevere programmi in streaming. In quanto trattasi di un’imposta sul possesso del televisore e non sulla visione o meno dei programmi.
In considerazione poi della disputa sulla legittimità del canone e sulla qualità del servizio fornito dalla RAI, si ritiene non incoerente con l’argomento in esame, far seguire, a titolo di confronto con l’opinione dei lettori, alcune personali constatazioni, riflessioni e ipotesi migliorative in proposito.
Come è noto, con il pagamento del canone tramite il bollettino della luce elettrica è diminuita l’evasione e aumentato il gettito, anche se gli incassi aggiuntivi (per un totale di 110 milioni di euro) non sono stati utilizzati dalla RAI, ma assegnati su un fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione (televisioni e radio locali e redazioni di periodici e giornali (vedi: Dolomiten, Famiglia Cristiana, Avvenire, Manifesto, Secolo d’Italia, Italia Oggi, Libero e il Foglio).
La RAI però, in compenso, oltre al canone fruisce, come le emittenti Mediaset esenti da canone, di cospicui introiti derivanti dalla pubblicità.
Pubblicità che secondo il Testo Unico per la Radiotelevisione può raggiungere il 12%, più il 2% di possibile sforamento, della programmazione oraria per la concessionaria pubblica.
Per cui, tenendo conto che: - il costo di uno spot di 15 e 30 secondi replicato per 2 settimane si aggira su 100 e 250 mila euro; - il tempo occupato dalla pubblicità risulta essere del 5, 8 e 10%, rispettivamente, per Rai Tre, Rai Due e Rai Uno; - uno spazio pubblicitario di 30 secondi, secondo Fanpage.it ( Giornale online indipendente, sociale e partecipativo), trasmesso nel corso delle trasmissioni: “Ballando con le stelle”; prima o dopo ”Tg 1” delle 20; “Porta a Porta” (su RAI 1); in prima serata e “Domenica Sportiva (su Rai 2); e in “Che tempo che Fa” e “Ballaro’ (su Rai 3), ad uno sponsor costa rispettivamente: 92, 62-83, 15; 43- 55 e 30; e 62-72 mila euro; - e che la riduzione del canone Rai comporterà una perdita di 440 milioni di euro, dei quali lo Stato ne compenserà 420 con fondi aggiuntivi pagati con le tasse dei contribuenti. Ne consegue, che riducendosi la perdita reale a soli 20 mila euro, ampiamente ricuperabile dalla tipologia dei descritti consistenti proventi, si può facilmente dedurre che la decurtazione del canone non costituisce un insanabile sottrazione.
Pubblicità che, per contro, unitamente ai ripetitivi spazi occupati dalla comunicazione persuasiva (propaganda) e agli annunci frequentemente trasmessi molto in anticipo, rispetto l’avvio dei nuovi programmi (vedi Festival di Sanremo, Ballando con le Stelle, L’Anno che verrà, ecc.), contribuisce a produrre l’esasperante frammentazione del contenuto di ogni tipologia di trasmissione.
Il che, nei lettori contemporanei del famoso programma ventennale ( dal 3 febbraio 1957 al 1 gennaio del 1977) di pubblicità “Carosello”, susciterà non poca nostalgia.
Poiché, visto che negli anni ’50 vigeva una quanto mai opportuna legge che impediva alla RAI di inserire degli sponsor o di pubblicizzare dei prodotti nel corso dei programmi, i dirigenti dell’Azienda dell’epoca, aggiravano l’ostacolo stabilendo che le pubblicità potevano andare in onda solo una volta al giorno, dalle ore 20.50 alle 21.00, con 4 e successivamente 6 spot trasmessi consecutivamente, sotto forma di spettacolo televisivo filmato o animato, della durata totale di 1 minuto e 45 secondi. Dei quali solo gli ultimi 30 secondi potevano essere dedicati alla citazione del prodotto e dello sponsor di turno.
Soluzione che veniva accolta con entusiasmo da parecchie Aziende italiane che provvedevano a commissionare altrettanti spot (breve programma pubblicitario) che, in breve, grazie alla partecipazione dei nomi più in voga della cultura e dello spettacolo, divennero vere e proprie piccole opere d’arte. Le quali, ogni sera, milioni di famiglie, per godersele, si riunivano davanti al televisore. Tant’è che molti protagonisti pupazzi e cartoni animati (come: Jo Condor, il pennuto di casa Ferrero); Calimero il pulcino nero ,testimonial del detersivo Ava); Carmencita e Caballero , per la Lavazza); e Topo Gigio, per i pavesini), sono passati alla storia.
Ovviamente, oggi un contenitore di 10 minuti giornaliero sarebbe insufficiente per comprendere l’attuale smodato affollamento di pubblicità.
Condizione che, nonostante le innegabili difficoltà, volendo, non dovrebbe impedire, magari ripartendo maggiore spazi nei palinsesti delle varie Reti, la possibilità, di escogitare, come allora, una metodologia di trasmissione della pubblicità in maniera autonoma, distintiva e, soprattutto, più confacente alle preferenze ed esigenze degli “indispensabili” utenti/telespettatori.
Impostazione che, oltre ad evitare di sminuire l’apprezzamento dei programmi, consentirebbe: - di depurarli dalle perentorie deleterie interruzioni che, suscitando un’ovvia insofferenza, inducono spesso i telespettatore ad abbandonare la visione; - di fornire all’utenza precise indicazioni su dove e quando seguire le offerte del genere di prodotti e servizi di loro interesse; - e di assicurare ai produttori e agli sponsor una più agevole ed elevata possibilità di riscontro delle loro proposte commerciali.