PERCHE LA STELLA DI NATALE?
Nazionali
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Domenico Brancato
DA QUANDO E PERCHE’ LA STELLA DI NATALE E’ DIVENUTA LA PIANTA PIU’ RAPPRESENTATIVA DEL NATALE?
La pianta comunemente conosciuta come Stella di Natale è originaria del Messico e dell’America centrale, dove cresce spontaneamente e raggiunge anche 4 metri di altezza. Mentre da noi, normalmente, non supera i 50 centimetri ed essendo coltivata in vaso, come pianta da appartamento, è divenuta, per la sua eleganza, tonalità cromatiche, e tradizione, da diversi decenni, il simbolo ornamentale più rappresentativo del Natale.
Per cercare di rispondere all’interrogativo in intestazione e fornire elementi sull’ attribuzione del simbolo alla pianta in questione, si fanno seguire alcune informazioni storico-leggendarie in proposito.
La pianta arrivò in Europa nel 1804 e a Berlino fu catalogata col nome botanico “Euphorbia Pulcherrima”. Successivamente, nel 1825, l’ambasciatore americano in Messico “Joel Poinsett” la portò negli Stati Uniti dove, in suo onore, fu chiamata “Poinsettia”. Dal 1950 , da quando in Germania fu coltivata anche come pianta da appartamento, la Stella di Natale è diventata popolare in tutto il mondo, come simbolo d’amore e di purezza, da donare soprattutto a Natale.
L’usanza, già molto apprezzata dagli Aztechi nel XVI secolo, nasce da un’antica leggenda che racconta: “In un piccolo villaggio del Messico, nella penisola dello Yucatan, viveva una bambina molto povera di nome Altea che, mentre tutti i bambini compravano regali da offrire a Gesù per Natale, lei non poteva permettersi di comprare nulla. Quel giorno, quando tutti gli abitanti del villaggio si recavano in chiesa per offrire i loro doni, Altea decideva, sconsolata, di rimanere in casa da sola, fin quando le apparve un Angelo che le suggerì di raccogliere dei fiori dai bordi della strada e di portarli in chiesa, come dono per Gesù. Precisando che il suo dono sarebbe stato il più apprezzato di tutti, poiché consisteva in fiori raccolti con amore. La bambina decise di seguire i suggerimenti dell’Angelo: raccolse i fiori, li portò in chiesa, li pose vicino all’altare e si mise a pregare. In poco tempo quell’umile omaggio si trasformò in una pianta con meravigliosi fiori di colore rosso: è cosi che nacquero le Stelle di Natale, come le conosciamo oggi”.
Da quella notte in Messico la pianta della Stella di Natale prese il nome di “Flores de la Noche Buena”, ovvero fiore della Notte Santa.
Purtroppo però, trattasi di un’essenza delicata la cui gradevolezza, se non si praticano cure adeguate, rischia di esaurirsi ancor prima dello scadere del ciclo delle festività. Per cui, si ritiene utile fornire alcune indicazioni, per evitare simili ricorrenti brevi durate di questa curiosa pianta, caratterizzata dalla presenza di piccoli fiori giallastri seminascosti all’interno di una corona di decorative brattee di varie dimensioni, generalmente di color rosso fuoco, ma anche rosa, bianche, gialle o arancioni.
Innanzitutto, dopo l’acquisto, è buona norma, estraendola dal vaso, controllare le radici che, qualora dovessero essere poche, sottili e scure, è meglio optare per altro soggetto con radici fitte e bianche. Ma anche in quest’ultimo caso, se il vaso dovesse risultare totalmente occupato dall’apparato radicale, per mantenere la vigoria della pianta, è consigliabile effettuare il travaso in un contenitore di dimensioni maggiori. Inserendo sul fondo e nello spazio che si viene a creare intorno alla zolla, del terriccio per piante da fiore misto a del materiale drenante ( Lapillo vulcanico o Perlite o pietra pomice, o sabbia). Allo scopo, non solo di impedire ristagni di acqua, ma anche di assicurare una indispensabile porosità nel terreno, per consentire la penetrazione e la circolazione di ossigeno. Affinchè le radici possano svolgere le loro funzioni vitali, quali la metabolizzazione degli elementi nutritivi e l’assorbimento dell’acqua.
Successivamente, per mantenere la pianta in buone condizioni, occorre adottare e praticare altre indispensabili accortezze e cure, quali:
- non tenerla in stanze dove, anche di notte, è possibile che avvenga l’accensione di un lampadario, sebbene per pochi minuti, o di posizionarla nei pressi di luminarie poste sull’albero di Natare o altrove, per evitare la deformazione e la caduta delle foglie. Trattandosi poi di una pianta fotoperiodica (sensibile al complesso di reazioni che gli organismi vegetali presentano al ritmo ambientale giornaliero e stagionale dei periodi di luce e di oscurità), e brevidiurna (a giorno corto), lo sviluppo della fioritura viene stimolato dalla diminuzione a 8-10 ore di luce, rispetto a quelle di buio che, in Autunno-Inverno, dovrebbero avere una durata di 12-14 ore ( dalle 17 alle 7 del mattino ca.) giornaliere;
- evitare di posizionarla nei pressi di termosifoni, caminetti e di esporla a correnti di aria fredda ed in locali con aria condizionata spinta. In quanto la condizione più rispondente alle sue esigenze risulta essere quella con temperature di 20-25 °C di giorno e 13-15 ° C di notte. Ed una volta individuata la giusta posizione non effettuare continui spostamenti: probabili cause di sofferenza dovuta all’alternanza di condizioni di luminosità e temperatura;
- annaffiare solo quando il terreno risulta bene asciutto: in genere una volta a settimana in Inverno ed ogni due giorni d’Estate, integrandole con frequenti vaporizzazioni. Comunque l’importante è non lasciare il terreno per troppo tempo asciutto ed evitare i ristagni;
- effettuare concimazioni, in piccole dosi, ogni ca. 30 giorni, soprattutto in Autunno, con fertilizzante naturale liquido contenente alte percentuali di fosforo (P) e potassio (k);
- eliminare, quando necessario, gli steli rovinati e vecchi, per non disperdere sostanze nutritive assorbite dalla vegetazione non in grado di rifiorire. In Primavera poi, dopo la caduta delle brattee ( che non rappresenta una manifestazione di sofferenza, bensì una fase del normale periodo vegetativo); affinchè si creino i presupposti per una rifioritura nell’inverno successivo, è necessario tagliare ( proteggendo le mani con guanti per evitare le conseguenze dell’irritazione prodotte dal contatto con l’epidermite) gli steli con una lama bene affilata (escludendo le forbici, in quanto potrebbero piegare, in corrispondenza della recisione, i bordi dello stelo verso l’interno), ad una altezza dal terreno di 10 centimetri e cospargere la superfice dei tagli con cenere o del terriccio, per fermare la fuoriuscita di lattice;
- in Primavera, possibilmente, portarla all’aperto, in posizione di penombra e, nel caso si avvertisse un’eccessiva crescita, per contenerla è possibile intervenire periodicamente con piccole recisioni fino ad Agosto, quando ha inizio la formazione dei fiori. Ad Ottobre, invece, può avvenire il trasferimento in casa, collocandola in un ambiente dove sia, come in precedenza precisato, per la maggior parte del tempo al buio.
Qualora si volesse effettuare la riproduzione, considerato che la pianta non produce seme, è necessario procedere, in Primavera-Estate, tramite il metodo per talea, prelevando circa 10 centimetri di apice dagli steli privi di fiori, e provvdendo all’eliminazione delle foglie lungo la parte bassa ed al dimezzamento di quelle superiori, prima di porla in mezzo bicchiere di acqua tiepida. Se dopo 15-20 giorni, come normalmente accade, sarà avvenuta la formazione di radici sufficientemente sviluppate, si potrà procedere all’interramento.
Circa le malattie che possono colpire la Stella di Natale è possibile che si verifichi la presenza di macchie scure sulle foglie ed il conseguente afflosciamento, appassimento e la caduta delle stesse. Oltre alla comparsa, su foglie e steli, di polvere grigia che tende a diffondersi rapidamente: sintomo di un attacco di Botrite. Manifestazioni che comunque è facile prevenire, evitando di eccedere con le annaffiature e ad asporre, per lungo tempo, la pianta alla luce e alle basse temperature.
Un ultimo consiglio è quello di tenere la pianta fuori della portata di bambini e animali domestici, perché il suo lattice altamente urticante, se ingerito in grandi quantità, potrebbe causare pericolosi manifestazioni di vomito e diarrea.
Infine, chi scrive affida a questa simbolica diffusissima pianta la trasmissione di un sentito auspicio, affinchè il 2021 diffonda nelle “menti” delle Persone di qualsiasi estrazione, ed in particolare di coloro che detengono il potere decisionale, a tutti i livelli, la consapevolezza che la salute costituisce il bene primario: in mancanza o carenza del quale, qualsiasi altro bene materiale perde ogni valore, ed il conseguimento di qualsivoglia aspirazione, spesso, diviene utopia.
Consapevolezza indispensabile, affinchè si possa avvertire la necessità di destinare le indispensabili attenzioni, le necessarie risorse economiche e le energie intellettive occorrenti per la conduzione di permanenti studi specifici ed aggiornamenti professionali, finalizzati all’acquisizione di conoscenze atte a predisporre strategie di prevenzione e tempestivi interventi in grado d’impedire il ripetersi di altre così estese e gravi pandemie. Nonché, di scongiurare il verificarsi di ulteriori manifestazioni di impreparazione, sprovvedutezza e di soccombenza nei confronti dell’attacco di altre eventuali insidiosissime insorgenze virali.
Tutto ciò per salvaguardare, il prezioso patrimonio della salute della Popolazione ed in particolare, di tutti coloro che svolgono attività nei vari settori operativi, in quanto artefici e responsabili della qualità della vita delle comunità in cui operano.