Visitare oggi il parco Falcone per chi come me, come per le centinaia di volontari che in questi ultimi 3 decenni, si sono succeduti nella sua cura, è veramente uno straziante tonfo al cuore.
Quello che oggi si para davanti al visitatore, è infatti un paesaggio a dir poco spettrale e desolante.
Giochi distrutti, panchine divelte, abbandono indiscriminato di rifiuti, bacheche distrutte, pareti dei locali servizi, completamente ricoperte di scritte, a dir poco oscene, campo di basket di cui è rimasto solo un lontano ricordo, stessa cosa dicasi per il campo di pallavolo, area gazebo ridotta a bivacco ecc. ecc.
Ultimamente poi il parco è diventata la meta preferita dove abbandonare ingombranti, tipo divani, materassi ecc. ecc.
E così alle famiglie con bambini che potevano viverlo spensierate senza alcun pericolo, godendosi tutti i servizi che offriva, compreso un paesaggio da mozzafiato della campagna Romana, si sono progressivamente sostituiti gruppi di vandali, il cui unico obiettivo sembra essere quello di distruggere tutto quello che li circonda.
Il tutto nel completo disinteresse dell’amministrazione comunale che, non solo non riesce a monitorare quello che succede li dentro, avvalendosi dell’opera della polizia locale, ma anche di Carabinieri e Polizia, e con l’ausilio delle telecamere di sorveglianza, utilizzate in tutto il mondo terracqueo, ma che in questo Comune sembra siano bandite, perché evocano lo spettro del “Grande Fratello”.
Su questo tema è bene ricordare una volta per tutte che, chi si comporta secondo i canoni del buon vivere civile, non ha nulla da nascondere, e quindi da temere.
Questo lento ma inesorabile degrado inizia nell’anno 2020, quando, dopo circa 29 anni di onorata attività, l’Associazione “Progetto Uomo-Ambiente”, ormai, esausta di risorse economiche e di forza lavoro, getta la spugna, e riconsegna, al legittimo proprietario, ovvero Il Comune, la gestione del parco.
Una scelta, vissuta con profondo dolore, dai soci dell’associazione, ma ormai non più procastinabile.
Con questo si chiude un’esperienza trentennale che ha visto il Nostro parco assurgere all’attenzione nazionale quando, attraverso un sondaggio, i circa 1.000 ragazzi delle scuole, decisero di dedicarlo alla memoria del magistrato appena ucciso dalla mafia.
Una notizia che non passò inosservata nemmeno alla sorella del magistrato, Maria che, sorpresa ed emozionata dalle modalità della scelta, decise di far visita al parco e di incontrare i ragazzi che con la loro sensibilità, e per primi in Italia, avevano scelto di ricordare il fratello.
Ancor oggi la stele, commemorativa, almeno quella, posta all’ingresso con la scritta, “aveva negli occhi la bontà”, frase scelta tra le tantissime lasciate dai ragazzi che avevano partecipato al sondaggio, ricorda la figura del magistrato.
Da allora in poi, la storia del Nostro parco è costellata di una miriade di eventi che hanno coinvolto migliaia di ragazzi e non, che lo hanno portato, per moltissimi anni, ad essere il fiore all’occhiello dei parchi dell’area, ed intorno a cui, si sono formate e sviluppate intere generazioni.
Un parco quindi con una siffatta storia che, per lo stato in cui versa, non merita più il nome che porta, e che disonora anche la memoria delle tantissime persone, ormai scomparse, che hanno contribuito al suo sviluppo e che per questo, rimarranno sempre nel nostro cuore.
A tutto ciò un’amministrazione attenta dovrebbe porre urgente rimedio investendo le sacrosante e necessarie risorse economiche.
E non basta certo a risollevare le sue sorti, il progetto che prevede la realizzazione, presso un’area interna al parco, mai presa in carico dal Comune, nonostante siano passati ormai più di 15 anni, di una zona dedicata allo “sgambamento cani”, un’opera che a mio modesto parere presenta anche molte controindicazioni.
Una proposta che ha però almeno il pregio di smuovere le acque stagnanti di questo immobilismo che, fino ad ora ha contraddistinto questa amministrazione.